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ABOLIAMO I “CONTRATTI DI SOGGIORNO”.

Vicenza, 4 agosto 2006

COMUNICATO STAMPA

APINDUSTRIA VICENZA


ABOLIAMO I “CONTRATTI DI SOGGIORNO”.

Filippo De Marchi, componente di Giunta di Apindustria Vicenza con delega alle relazioni industriali, prende posizione contro l’ennesimo adempimento inutile. La proposta: superare il meccanismo dei flussi annuali di permessi ai lavoratori extracomunitari e istituire un ticket sugli ingressi.  


“Se si vuole veramente razionalizzare la gestione degli ingressi dei lavoratori extracomunitari, occorre una decisa sterzata: il meccanismo basato sui flussi annuali ormai ha fatto il suo tempo, gli ingressi vanno svincolati da una aprioristica valutazione quantitativa e devono essere concessi quando si basano su concrete, autentiche e preferibilmente qualificate offerte di lavoro”.

Così Filippo De Marchi, componente di Giunta di presidenza di Apindustria Vicenza con delega alle relazioni industriali, introduce la proposta dell’Associazione per arrivare ad una nuova formula di ingresso dei lavoratori extracomunitari.

“E’ arrivato il momento - prosegue De Marchi – di smetterla di pensare che i problemi dell’immigrazione si possano “aggirare” rendendo più complicata la vita delle imprese che assumono gli immigrati, come è stato fatto con l’introduzione dei cosiddetti “contratti di soggiorno”, che aumentano gli oneri burocratici per le imprese, ingolfano gli uffici preposti ai controlli e non aggiungono nulla di sostanziale alla tutela dei lavoratori immigrati - i cui diritti, come la garanzia dell’alloggio, sono chiaramente previsti dalla legge, a prescindere da quello che ci può essere scritto in un contratto di lavoro”.

“Si dovrebbe, piuttosto favorire – prosegue De Marchi - la conversione in permesso di lavoro dei permessi rilasciati ad altro titolo, specie nel caso di ingressi avvenuti per il compimento di corsi regolari di studio, abbandonando l’ipocrisia di ingressi per lavoro richiesti per lavoratori “formalmente” non presenti sul suolo italiano, che si traducono in sanatorie a carattere ciclico”.

“Se poi, come è stato anche detto, c’è un “problema di risorse”, ovvero non ci sono soldi per il funzionamento degli sportelli unici, allora che si prenda in considerazione l’introduzione di un “ticket” ragionevole a carico delle aziende che richiederanno l’autorizzazione, che sarebbero certamente ben disposte a pagarlo, in cambio di un percorso amministrativo rapido e sicuro. Meglio quello che forme surrettizie e poco trasparenti di garanzia, come quella dello “sponsor”, di cui si è ventilato il ripristino”.

“Con questo non vogliamo dire che tutta la Bossi-Fini sia da buttare  - conclude De Marchi - anzi, è una norma che ha cercato di coniugare le esigenze imprenditoriali con la necessaria tutela della sicurezza. Se però si vogliono aiutare le imprese a crescere, dobbiamo consentire che si reperisca il personale qualificato anche attingendo dall’estero, incentivando il meccanismo della formazione nei paesi di origine (che garantirebbe anche una maggiore selettività negli ingressi) e favorendo una maggior integrazione degli stranieri nella nostra società, attraverso i ricongiungimenti familiari”.

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