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TORNA A CRESCERE L’ECONOMIA VICENTINA

TORNA A CRESCERE L’ECONOMIA VICENTINA
Il Presidente di Apindustria Vicenza, Sergio Dalla Verde: “Positivi i dati del primo semestre con un fatturato in crescita del 7,6%, gli ordinativi a +6,3% e la produzione a +5,7%. Prevale però la prudenza tra gli imprenditori” Vicenza, 7 settembre 2006 - I risultati relativi al primo semestre del 2006 per il comparto delle medie imprese aderenti ad Apindustria Vicenza sono molto positivi e confermano le attese espresse nella precedente rilevazione effettuata lo scorso gennaio 2006. Sergio Dalla Verde, presidente di Apindustria Vicenza, ha illustrato oggi i dati della Relazione congiunturale di Apindustria Vicenza relativi al primo semestre 2006. Secondo l’indagine il fatturato risulta cresciuto, in questo primo semestre 2006, del 7,6%, mentre in precedenza, nell’indagine svolta sei mesi fa, relativa all’andamento del secondo semestre 2005, ed in quella dell’anno scorso, relativa al primo semestre 2005, erano stati registrati valori del +1,5% e del +2,6%. Anche gli ordinativi, con una variazione del +6,3%, hanno una crescita sensibilmente superiore rispetto a quanto si registrava nelle due precedenti rilevazioni, nelle quali i livelli delle corrispondenti variazioni erano del +0,9% e del +1,4%). La produzione risulta ripartita, registrando una crescita del +5,7%, dopo che, nello scorso semestre, aveva registrato un andamento leggermente negativo (-0,6%) e in quello precedente un andamento positivo (+0,7%) di modesta entità. Questi andamenti positivi sembrano essere attribuibili in prevalenza alla componente interna della domanda, mentre per quanto riguarda i mercati esteri (Ue ed extra-Ue) gli andamenti segnalati dalle imprese risultano maggiormente stazionari. “La ripresa c’è, è evidente – commenta il presidente di Apindustria Vicenza, Sergio Dalla Verde – emerge però una grandissima prudenza degli imprenditori dovuta alla sfiducia nel sistema paese in termini di fiscalità iniqua, inadeguatezza delle infrastrutture, peso della burocrazia che frenano nella competizione internazionale. Chi governa infatti adotta scelte sistematiche senza compiere un’analisi vera del tessuto produttivo. E’ arrivato il momento di cambiare finalmente l’approccio. E’ vergognoso ad esempio il linguaggio automaticamente negativo che viene utilizzato per definire la piccola e media imprenditoria. Si smetta di dire in modo semplicistico che siamo destinati a chiudere perché troppo piccoli, che siamo evasori e che non investiamo in ricerca e sviluppo. Si pensi invece a leggere i dati nei loro dettagli e a declinare le strategie in modo adeguato”. Scendendo nello specifico dei diversi comparti la situazione appare molto positiva per il metalmeccanico, che è l’unico settore nel quale la crescita delle attività (produzione, fatturato ed ordinativi aumentano di circa l’8% rispetto al semestre precedente) è accompagnata anche da un aumento occupazionale di un certo rilievo (+3%). Anche per il legno-mobilio, la chimica-gomma-plastica e per l’aggregato residuale degli altri settori manifatturieri, si registrano variazioni molto positive (comprese fra il +5% ed il +18%) di ordinativi, produzione e fatturato, questa volta però accompagnate da andamenti occupazionali negativi. “Sono le previsioni degli imprenditori intervistati a mostrare prudenza – riprende Dalla Verde - nella maggior parte dei casi infatti si prevede la stazionarietà sia per ordinativi che per produzione. Per quanto riguarda l’occupazione, le previsioni di stazionarietà sono condivise dalla quasi totalità degli intervistati (75%). Inoltre anche la propensione agli investimenti varierà. Lo dimostra il fatto che mentre la quota di imprese che dichiarano di averne effettuati nel corso del primo semestre del 2006 raggiunge il 66% dei casi, rispetto alle prospettive future, si nota un ridimensionamento dell’attività di investimenti e solo il 26% degli intervistati prevede di effettuarne di ulteriori”. Guardando ai settori manifatturieri che continuano a mostrare le maggiori difficoltà nelle attività emergono l’orafo, dove sia gli ordinativi che l’occupazione diminuiscono sensibilmente (quasi del 7% in meno rispetto al semestre precedente) ed il tessile-abbigliamento-calzature, che però, pur non brillando nei risultati, registra significativi miglioramenti rispetto al passato: si evidenzia una leggera ripresa degli ordinativi, che crescono del 4% rispetto al semestre precedente, ed anche le variazioni di produzione e fatturato sono positive, sebbene molto poco sopra lo zero e l’andamento occupazionale risulta di segno negativo, anche se di entità contenuta. “Se osserviamo l’export e facciamo un confronto fra diversi paesi - sottolinea il presidente di Apindustria Vicenza - non è difficile notare che mentre noi quando ci muoviamo all’estero siamo soli con la nostra 24 ore, i colleghi stranieri francesi, tedeschi o norvegesi invece sono accompagnati dalle ambasciate e dalle banche e il più delle volte vengono preceduti da accordi di collaborazione portati avanti a livello governativo. Parlando più in generale del resto - conclude quindi Dalla Verde – il problema concerne anche la tutela del made in Italy. Non è pensabile paragonare il prodotto di qualità delle piccola media impresa che resta nel paese e mantiene il posto ai suoi 50 addetti, con quello delle grandi aziende che vanno in Cina e tornano con un prodotto industriale che comunque viene definito made in Italy”. Gli andamenti positivi di ordinativi, produzione e fatturato riguardano in prevalenza le aziende di media dimensione (nel segmento delle imprese con 10-49 addetti si registrano infatti tassi di variazione di ordinativi, produzione e fatturato superiori al +9%), anche se comunque anche le altre classi dimensionali hanno andamenti abbastanza soddisfacenti. Sia per le più piccole imprese sia per quelle più grandi si registrano variazioni del fatturato superiori al +3%; per quanto riguarda invece ordinativi e produzione, le corrispondenti variazioni sono relativamente più contenute – pur restando positive – nella classe dimensionale fino a 9 addetti, mentre sono positive nelle imprese al di sopra dei 50 addetti. Si segnala una stretta relazione diretta fra l’andamento occupazionale rispetto alla classe dimensionale delle imprese: sono le aziende di dimensione piccola (fino a 10 addetti) a denunciare diminuzioni occupazionali, mentre le imprese di dimensione intermedia o più grande segnalano andamenti occupazionali positivi. Rilevante è il dato che attesta i costi di produzione in aumento nel 58% delle imprese (stessa percentuale rilevata nella precedente indagine congiunturale), mentre i prezzi si adeguano nel 28% delle aziende (contro il 23% della precedente rilevazione). Di conseguenza, l’utile lordo è in crescita nel 19% delle imprese, mentre nel 34% dei casi si registra una contrazione e nel 47% dei casi invece resta invariato. Per quanto riguarda l’occupazione si registra una stasi, con una variazione rispetto al precedente semestre pari al -0,2%, anche se bisogna riconoscere che la situazione è certamente migliorata rispetto allo scorso semestre, nel quale si potevano registrare invece preoccupanti segnali di diminuzione della base occupazionale (-1,5%). Queste tendenze generali non toccano in modo omogeneo tutti i settori che caratterizzano l’universo di imprese aderenti ad Apindustria Vicenza. L’indagine ha preso in esame un campione di 201 imprese associate ad Apindustria Vicenza, che possono vantare un consistente volume d’affari, di poco inferiore ai 780 milioni di euro. Il comparto maggiormente rappresentato è il metalmeccanico, che assorbe quasi il 40% delle imprese intervistate, seguito da oreficeria, chimica-gomma-plastica e tessile-abbigliamento-pelli-cuoio, a cui corrispondono circa il 10% per ciascun settore, legno-mobilio, con il 7% dei casi e servizi con il 6,5%”. Si tratta di imprese collocate, in maggioranza, nelle classi dimensionali comprese tra 10 e 49 addetti (57% dei casi).
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