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UN'ALTRA FINANZIARIA CHE PENALIZZA LE PMI

  Comunicato stampa, 25 gennaio 2008

Tra le novità più controverse, secondo Apindustria Vicenza, la possibilità per il Fisco di contestare le politiche di bilancio dell'azienda, limitando la libertà di gestione degli imprenditori


Le vicende politiche di questi giorni rendono il clima generale ancora più incerto e difficile, in un momento in cui l'economia italiana attraversa una fase di grande difficoltà. E le speranze che erano state riposte nella nuova manovra finanziaria non hanno certo rilassato gli animi: «Dalla nuova Legge Finanziaria 2008 ci si attendeva se non misure più favorevoli, quanto meno il segnale di una reale inversione di tendenza - sostiene Sergio Dalla Verde, presidente di Apindustria Vicenza - e la disponibilità a sostenere la crescita delle imprese. Così non è stato: al contrario dal nuovo testo di legge emerge un sistema normativo e fiscale ancora una volta vorace e cervellotico, e a questi vizi antichi si affiancano nuovi e preoccupanti fenomeni, a partire da una crescente ingerenza nella libertà di gestione delle imprese».

E' proprio questa la conseguenza di una delle novità più controverse: in base a quanto scritto nella legge, l'imprenditore dovrà giustificare anche al fisco le proprie politiche di bilancio, come ad esempio il cambio dei processi di ammortamento, con un ulteriore aggravio di costi e rischi di contenzioso. «Una misura penalizzante che va nella direzione opposta di quella, da tempo auspicata, della semplificazione - sottolinea Dalla Verde -. Il peso della burocrazia rimane schiacciante: l'obiettivo dell' "impresa in un giorno" è rimasto sulla carta. Il decreto di dicembre di attuazione della "Bersani-bis" introduce un cambiamento solo di facciata, con nuovi oneri per le imprese, comprese quelle individuali che dovranno dotarsi di firma digitale e di posta elettronica certificata. Crediamo che non si possa continuare a caricare sul contribuente il peso di una semplificazione che vale solo per l'Amministrazione finanziaria».


Altro punto critico: il beneficio teorico dell'abbassamento delle aliquote nominali dell'IRES è stato di fatto annullato dall'allargamento della base imponibile, ottenuta per di più attraverso leve criticabili, come l'eliminazione degli ammortamenti anticipati ed accelerati, l'allungamento della durata minima dei leasing, la limitazione alla deducibilità degli interessi passivi. «E' evidente - prosegue Dalla Verde - che qualcuno ci guadagnerà ed altri ci perderanno, ma il nostro fondato timore è che, ancora una volta, a risultare penalizzate saranno le piccole e medie imprese». Le novità in materia di interessi passivi graveranno ora, infatti, anche sulle imprese con volume di ricavi fino ad € 7.500.000. Spariranno dai bilanci il fondo imposte differite (con conseguente anticipazione dell'esborso finanziario) e laddove non sarà possibile la capitalizzazione con mezzi propri, le imprese dovranno ulteriormente ricorre al finanziamento di terzi (deducibili nel limite del 30% del ROL) oppure dovranno rinunciare a nuovi investimenti in tecnologia.


«Anche sul fronte del lavoro - prosegue Dalla Verde - non si intravedono provvedimenti realmente incisivi. Mentre tutti gli analisti sottolineano la necessità di migliorare ed incentivare la produttività, noi abbiamo abolito lo scalone previdenziale e mandato anzitempo in pensione migliaia di lavoratori, spendendo buona parte del "tesoretto" ed impegnando risorse future, il cui onere ricadrà sulle imprese e sui lavoratori di domani. Hanno imbrigliato contratti a termine e part-time, nell'illusione di poter creare d'imperio i posti di lavoro fissi attraverso i "diritti di precedenza"».
Lo stesso taglio del cuneo fiscale, introdotto un anno fa, si è rivelato una mera partita di giro: secondo il piano iniziale l'erario avrebbe dovuto restituire 3 punti alle imprese e 2 ai lavoratori, ma i 3 punti alle imprese si sono subito dimostrati pari si e no ad uno solo, che in ogni caso è stato ben presto eroso dall'aumento delle retribuzioni lorde; quanto ai lavoratori, i conguagli di fine anno hanno dimostrato che tutti i redditi medi, dai 30.000 euro in su, hanno pagato più tasse di prima. «La pressione fiscale è cresciuta anziché diminuire - conclude Dalla Verde - sta impoverendo complessivamente il Paese e l'unica risposta concreta è una delega al Governo per "detassare" i premi di risultato, con una stanziamento di risorse, per tutto il 2008, assolutamente irrisorio."

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Ufficio Stampa

Raffaella M. Sgueglia

APINDUSTRIA VICENZA - Relazioni esterne e comunicazione

Tel: 0444-232230 - Fax: 0444-960835 - e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..it

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