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LA CRISI C'è MA BISOGNA DARE OTTIMISMO

 

 

Comunicato stampa, 24 dicembre 2008


 


 

 

Il presidente di Apindustria Vicenza Filippo De Marchi sottolinea l'importante ruolo delle banche centrali in questo pesante momento di crisi


«La crisi c'è, non si può negare, ma ciò che ci spaventa sono piuttosto la solitudine e il disorientamento - afferma Filippo De Marchi, Presidente di Apindustria Vicenza - : sono questi i sentimenti che, come hanno già dichiarato molti imprenditori vicentini, rappresentano bene lo stato d'animo dei titolari d'azienda e dei loro lavoratori».

Ciò che emerge è che lo Stato, il Governo e gli amministratori in genere sono percepiti lontani e distaccati dal contingente e da una realtà, come quella attuale, che fa sentire l'impresa, soprattutto la piccola impresa, ogni giorno più sola. «L'impresa è lasciata in balia di se stessa - prosegue De Marchi - ad affrontare le difficoltà commerciali, produttive e burocratiche, soprattutto nel rapporto con il sistema finanziario, che in Italia è quello prettamente bancario e che sta di fatto togliendo l'ossigeno alle nostre aziende».


Secondo il presidente di Apindustria Vicenza una grave colpa in questo preciso contesto va attribuita alle banche centrali, sia quella italiana che la BCE. Da un lato la Banca d'Italia che ha cambiato rotta nelle indicazioni strategiche ai singoli istituti bancari, spostando l'attenzione dall'aspetto reddituale al patrimoniale - come d'altra parte richiesto da Basile2 - e costringendo le banche a patrimonializzarsi, azione assai difficile, o molto più facilmente a ridurre gli impieghi. «La nostra Banca centrale dimentica - sottolinea De Marchi - che il solo incremento numerico del patrimonio è insignificante se i prestiti concessi sono "cattivi", come ci insegna l'ultima crisi Madoff», dove per prestiti "cattivi" si intendono quelli concessi sulla base di sistemi di valutazione che si sono dimostrati palesemente inefficaci e inadeguati e che andrebbero profondamente rivisti da subito, dando molto più risalto all'aspetto qualitativo dell'impresa.

Dall'altro c'è la Banca Centrale Europea, che continua a non ammettere la smisurata crisi economica in cui versa il mercato e a tenere alto il costo del denaro, preoccupata più di un eventuale uso inflazionistico della moneta. «La reazione della BCE di fronte al problema che si è innescato - continua De Marchi - è stata in effetti molto lenta rispetto ad altre banche centrali e questo è certamente da imputarsi all'eccessiva prudenza, o, meglio, alle vedute ristrette dei suoi vertici. E anche nei casi in cui gli interventi prodotti si sono dimostrati moderatamente efficaci, il mercato ha reagito in modo troppo "pacato", e ciò forse anche perché la Banca Centrale Europea non è riuscita a sedare il clima di incertezza e sfiducia che ancora imperversa». «Chiediamo, quindi, uno sforzo al mondo Politico perché tutto unito condivida assieme alle imprese e ai lavoratori le scelte necessarie per affrontare questa pesante crisi. E' quanto mai importante e necessario - conclude De Marchi - non lasciarsi sopraffare da sentimenti di paura e d'impotenza, ma tornare piuttosto a dare fiducia alle imprese e credere nei piccoli e medi imprenditori».




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Ufficio Stampa


Raffaella M. Sgueglia
APINDUSTRIA VICENZA - Relazioni esterne e comunicazione
Tel: 0444-232230 - Fax: 0444-960835 - e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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