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LORENZIN: IL COSTO DEL LAVORO: NON PUO’ RIGUARDARE SOLO IL GOVERNO

Comunicato stampa, 17 settembre 2012

L’Esecutivo sembra aver finalmente preso a cuore la questione

IL COSTO DEL LAVORO: NON PUO’ RIGUARDARE SOLO IL GOVERNO

Le considerazioni di Flavio Lorenzin, Presidente di Apindustria Vicenza

 «Il Governo sembra aver finalmente preso a cuore la questione della riduzione del costo del lavoro, ma come sempre accade quando bisogna passare dalle parole ai fatti, sorge spontanea la domanda: come? Ovviamente non è possibile ridurre la voce principale del costo, ovvero gli stipendi e allo stesso modo, appare poco realizzabile incidere sull’altra grossa voce, che sono i contributi previdenziali obbligatoriamente versati all’Inps. E allora? Restano: il TFR, l’assicurazione INAIL e, ovviamente, le imposte, tanto a carico delle imprese (l’IRAP), quanto soprattutto dei lavoratori, che vedono la busta paga falcidiata da Irpef e addizionali varie. È evidente che se si riduce la voce “tasse sugli stipendi” siamo tutti contenti, tant’è che al riguardo la fantasia si spreca: detassiamo le tredicesime, gli straordinari e, naturalmente, i premi di produttività. Ma, tassare meno gli stipendi non significa necessariamente aumentare la produttività, ovvero il rapporto tra “resa” e costo del lavoro. Aiuta certamente a rilanciare i consumi e quindi ad aumentare la richiesta del mercato interno, ma non migliora la competitività delle nostre imprese: aiuta i nostri collaboratori a cambiare più spesso la macchina, non li induce necessariamente a comprare una Fiat!

Se vogliamo veramente aumentare la competitività delle nostre imprese, bisogna anche diminuire il costo per ora lavorata e quindi il costo che l’azienda paga “a vuoto”, cioè senza ricevere in cambio una prestazione lavorativa: non solo ferie e permessi, ma anche una moltitudine di altri piccoli e grandi istituti. Solo quelle “fisse” (ferie, permessi, festività civili e religiose) riducono le ore lavorate annue del 15,70%: dalle teoriche, ma effettivamente pagate 2.088 ore si passa, infatti, a sole 1.760. La perdita in termini d’incidenza sul costo del lavoro è ancora maggiore, perché anche su queste ore non lavorate si pagano i contributi, l’INAIL (pur in assenza di qualsiasi rischio!), le imposte e così via, arrivando quindi a incidere per quasi il 24% sul valore dello stipendio annuo lordo.

Spazi per diminuire il costo del lavoro, quindi ce ne sarebbero, ma pensare che il pallino sia esclusivamente nelle mani del Governo è solo un comodo alibi: anche le parti sociali possono dire (e fare) molto per incidere sul rapporto tra ore retribuite e ore effettivamente lavorate e incentivare realmente la produttività, privilegiando la parte variabile del salario, che tenga conto del contributo del singolo lavoratore (modulando adeguatamente gli istituti legati all’orario di lavoro), dell’andamento economico dell’azienda e di quello del territorio, come abbiamo cominciato a fare con il nostro accordo provinciale per le PMI metalmeccaniche. Il Governo, nel frattempo – conclude il Presidente Lorenzin - potrebbe cominciare con alcuni interventi specifici, che si possono adottare in tempi rapidi e senza necessità di stravolgere il sistema. Facciamo un esempio: l’INAIL è notoriamente un istituto che ogni anno realizza utili senza difficoltà, perché lavora in regime di monopolio legale. Non è ragionevole che l’assicurazione pubblica incassi premi anche in assenza di rischio, cioè sulle retribuzioni corrisposte in assenza di prestazione lavorativa: a chi eventualmente obiettasse che anche sulle automobili il premio si paga pure se la vettura resta in garage, rispondiamo che il premio resta uguale, anche se percorro 100.000 chilometri l’anno. E, almeno, la compagnia di assicurazioni me la scelgo io. Si fa presto a fare due conti: in un anno ci sono, tra ferie, permessi e festività, almeno 300 ore di assenza retribuita, che valgono il 15% del costo annuo, più tutte le assenze per cause individuali; se togliamo l’INAIL su quanto comunque corrisposto dall’azienda, almeno nelle imprese manifatturiere, risparmiamo già un piccolo punto sul costo complessivo e due se ci togliamo pure l’IRAP. Su questo non si tratterebbe di “trovare” le risorse per la copertura, ma semplicemente di riprendersele dall’INAIL».

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