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IL COMMENTO ALLA MANOVRA DI BILANCIO E LE PROPOSTE DI APINDUSTRIA CONFIMI

“La manovra del Governo era particolarmente attesa per “tastare il polso” ad una maggioranza bifronte che, finora, ha riservato parecchie delusioni al mondo produttivo”. Con queste parole esordisce Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza, che prosegue: “Partiamo da una valutazione sistemica: le iniziative finora messe in campo dal Governo sono contrarie all’impresa, talvolta in maniera che definirei punitiva.
L’immagine che ne esce è quella di un Governo che non ha come priorità l’economia reale e la manifattura, ovvero il motore che muove il Paese e che lo ha letteralmente trascinato fuori da una crisi epocale. Certo possiamo dare atto all’anima leghista di essere talvolta intervenuta per limare, cambiare, migliorare alcuni provvedimenti, tuttavia non posso e non voglio pensare che si possa replicare questo schema ogni volta: in primis perché è indice di una totale mancanza di visione; lo so che il termine “politica industriale” è stato talmente abusato da aver perso di significato agli occhi dell’opinione pubblica, ma è esattamente quello che manca e che da troppi anni invochiamo; inoltre perché non ci meritiamo di vivacchiare alla meno peggio cercando spazi di sopravvivenza in provvedimenti che ci sono avversi.
Ci vogliamo rendere conto che, mentre noi facciamo un passo avanti, uno indietro e uno di lato, gli altri Paesi vanno dritti per la loro strada? Vogliamo dire che il cambiamento non è semplicemente disfare quello che è stato fatto da chi è venuto prima di te, ma fare qualcosa di migliorativo (anche se questo significa tenere e migliorare ciò che c’è già, se funziona)? Vogliamo capire che le imprese, che sono fatte e “vissute” da cittadini, hanno bisogno di un quadro normativo stabile? Anzi, dico di più, vorrei non essere accusato di essere un “prenditore” quando chiedo un sistema paese FAVOREVOLE all’impresa”.
“A questo devo aggiungere ciò che ormai è noto a tutti: la manovra è valsa la bocciatura da parte della Commissione UE e la contrarietà da parte di tutti i paesi europei. Fare deficit in sé non è il male assoluto, ma quello che non è tollerabile è che invece di lavorare sugli investimenti e sulle infrastrutture di cui abbiamo estremo bisogno, ci si sia concentrati su spese correnti che hanno tutto il sapore di una campagna elettorale precocemente avviata.
Analizzando le singole misure, rilevo che la riduzione dell’Ires andrà a beneficio di pochi, lasciando da parte la complessità applicativa di questa misura, che cozza con la volontà dichiarata di sburocratizzare e semplificare, va detto che le stesse risorse avrebbero potuto essere più semplicemente usate per alleggerire la tassazione “a monte” ovvero l’insostenibile tassazione dell’energia e del lavoro, che sono fattori competitivi. Come imprenditore sono ben felice di pagare delle tasse eque sui redditi, ma lasciatemi competere ad armi pari con il resto d’Europa!
Se l’iperammortamento è stato salvato dalla falce del “cambiamento” con la proroga di un anno, lo stesso non si può dire del superammortamento che scompare, pur avendo aiutato non poco la ripresa degli investimenti; non dobbiamo dimenticarci che le imprese tutte hanno bisogno di crescere in tecnologia, ma a passi adeguati. Non si può passare dal poco o nulla all’ipertecnologia se non a rischio di danni già visti e vissuti in passato. Sul fronte credito d’imposta per ricerca e sviluppo, i tagli sono poco significativi per le PMI, tuttavia non posso non notare che si operano tagli su un fattore competitivo che è fondamentale e su cui però il Governo non pare voler puntare.
Per parte nostra, fedeli al mandato che le imprese manifatturiere del territorio ci hanno assegnato, ci siamo mossi per cercare di semplificare e ridurre la montagna di adempimenti che quotidianamente impegnano le imprese. In particolare voglio ricordare la richiesta di un’unica scadenza annuale per la dichiarazione delle operazioni da/per l’estero (già ribattezzato esterometro), invece delle 12 previste. Abbiamo chiesto una norma che elimini le sanzioni e che anzi continui a permettere la possibilità di trasmettere una fattura (dal 1 gennaio obbligatoriamente elettronica) in un momento successivo alla data stessa della fattura. Per le aziende la differenza è importante e sostanziale.
Abbiamo poi riproposto la nostra idea di utilizzare lo strumento della fatturazione elettronica per l’agevole recupero dell’IVA sulle fatture insolute. L’idea è molto semplice: se il cliente non mi paga io ho diritto a recuperare l’iva già versata e, contestualmente, l’erario deve procedere a recuperarla dal cliente che aveva portato in detrazione l’acquisto. Questa modalità, ne siamo certi, aiuterebbe più di molte altre misure a mantenere una correttezza nei pagamenti che ci avvicinerebbe alle altre economie europee.
Concludendo: stiamo entrando in un nuovo periodo di incertezza economica globale; ci attendiamo che almeno il sistema-Paese non alimenti ulteriore incertezza”.

Vicenza, 30 novembre 2018
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