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Congiuntura: segnali di ripresa

“L’economia vicentina recupera, ma la vera ripresa è lontana”. Sergio Dalla Verde, presidente di Apindustria Vicenza, ha sintetizzato così, nel corso di una conferenza stampa svoltasi presso la sede dell’Associazione in Galleria Crispi a Vicenza, i dati congiunturali a consuntivo del primo semestre 2004 e le previsioni per la fine dell’anno, rilevati su un campione di 233 imprese associate.

Accanto a lui, i componenti della nuova giunta esecutiva di Apindustria Vicenza insediatasi poco prima delle vacanze estive: i vicepresidenti Filippo De Marchi, e Tranquillo Loison, Antonio Zonta, Monica Galvanin, Giovanna Campagnaro, Gastone Contin e Mariano Rigotto (assenti perché in missione commerciale in Bulgaria).

L’indagine, condotta dall’ Ufficio Studi dell’Associazione, mette in evidenza come il miglioramento di alcune voci, in particolare la crescita di fatturato, produzione e ordini non sia tuttavia comune a tutto l’universo delle imprese interpellate. Lo spaccato dei dati rivela, viceversa, che vi sono alcuni settori che vanno meglio di altri (come il metalmeccanico), ma anche all’interno di tali comparti si registrano notevoli differenziazioni. Un elemento appare comunque omogeneo e trasversale: le imprese che lavorano in conto terzi registrano, nella stragrande maggioranza dei casi, le condizioni peggiori, che consistono in una contemporanea riduzione del fatturato, della produzione e degli ordinativi. Sono queste le aziende che mantengono una rapporto di eccessiva dipendenza da pochi grandi clienti dei quali sono sub-fornitori.

“A nostro parere - ha sottolineato il presidente di Apindustria Vicenza - si cominciano a vedere i frutti positivi dei processi di ristrutturazione aziendale volti al miglioramento del processo produttivo, del prodotto e dei rapporti con i fornitori”.

“E’ evidente – ha aggiunto Dalla Verde- che siamo solo agli inizi e che è necessario che i nostri colleghi imprenditori si rendano conto che le parole “magiche” che da tempo circolano negli ambienti produttivi ed economici della nostra provincia, cioè ricerca, innovazione, sistema e rete, possono tradursi in concreta realtà esclusivamente se vi è, in primis da parte degli imprenditori, la volontà di investire risorse, energia e uomini in tali processi. L’Associazione, in questo, farà la propria parte, favorendo la crescita delle imprese e la loro organizzazione in rete, tramite i distretti, i consorzi e altre nuove formule organizzative”.

IL CAMPIONE. Il campione è formato da 233 imprese, collocate, in maggioranza, nelle classi dimensionali comprese tra 10 e 50 addetti. Il campione occupa circa 6.200 addetti e sviluppa un volume d’affari di circa 930 milioni di Euro, un terzo del quale è diretto all’estero.

LO SCENARIO GENERALE. Dai dati emerge che nonostante il sistema vicentino abbia registrato qualche punto positivo in termini di produttività e un miglioramento dell’indice della fiducia, il 2004 si appresta ad essere archiviato senza ripresa effettiva. La prima parte dell’anno è andata, come previsto “a macchia di leopardo”. La crescita è limitata, non coinvolge i settori tradizionali, mentre prendono corpo consistenti processi di ristrutturazione.

In generale, si può dire che “i timidi segnali di miglioramento” auspicati nella rilevazione di gennaio si sono effettivamente realizzati nel primo semestre 2004 (a consuntivo): il 40% delle imprese presenta un andamento positivo del fatturato e degli ordini e il 37% dichiara una crescita della produzione. Ma la ripresa coinvolge solo una parte del sistema e non sembra essere brillante.

Il “miglioramento” non coinvolge la maggioranza delle imprese che operano nei settori tradizionali esposti alla concorrenza estera. Come peraltro già previsto a gennaio la Ceramica segna -22%, il Tessile-Abbigliamento-Cuoio e Calzature (Settore della Moda) -10%, l’Orafo -6.6%.

Nel settore della Chimica molte aziende perdono terreno, mentre nei Servizi la produzione cala del -4% e il fatturato addirittura del -8.7%. Il miglioramento c’è stato invece nei settori della Meccanica (che presentano indicatori positivi compresi tra il +2.4% e il +4.8%), nella Grafica-cartotecnica, nei Mobili e nell’Alimentare (rispettivamente +9%, +5% e +2%).Plastica, Impiantistica ed Edilizia presentano indicatori di stabilità (da -0.4% a +0.9%).

PRODUZIONE. I l numero delle imprese con una produzione in calo si è ulteriormente ridotto (dal 31.5% al 26.8%) rispetto all’ultimo semestre 2003 e nella seconda parte del 2004 le imprese in difficoltà dovrebbero scendere al 14%. Va detto però che anche a gennaio solo il 12% del campione prevedeva una riduzione del lavoro e a posteriori tale valore si è rivelato doppio.

VOLUME D’AFFARI . Il primo semestre 2004 ha visto un sostanziale miglioramento: le imprese con un volume d’affari in calo sono passate dal 36% al 30%, mentre le imprese in crescita sono aumentate dal 31% al 40%.

ORDINATIVI. Anche gli ordini sono stati in miglioramento, dal 28% al 40% delle Imprese. Tuttavia, le variazioni percentuali sono contenute e, in generale, aumenta l’indice della fiducia, più che la produzione effettiva.

OCCUPAZIONE. L ’andamento dell’occupazione offre una conferma di questa sensazione: il mercato del lavoro si è fatto sempre meno dinamico e il saldo occupazionale si mantiene negativo. Le imprese che intendono assumere nei prossimi mesi si riducono a poco più dell’8%, mentre il 74% del campione prevede stabilità. E’ interessante notare che la riduzione dell’occupazione non riflette soltanto i problemi congiunturali dei diversi settori e corrisponde all’avvio di intensi processi di ristrutturazione aziendale.

INVESTIMENTI . Le imprese che dichiarano di aver effettuato investimenti nel primo semestre del 2004 sono, a consuntivo, il 54% del campione. Si tratta di una quota superiore a quella prevista a gennaio (45%), ma in calo tendenziale nei prossimi mesi al 41%. Si riduce il numero degli operatori che pensano di aumentare il ricorso al credito (dal 28% del secondo semestre 2003 al 23% del primo semestre di quest’anno, al 15% nel secondo semestre 2004). Continua dunque il blocco degli investimenti, come paventato già nelle procedenti rilevazioni, e si conferma la volontà di resistere con i “motori al minimo”. Aumenta invece il divario, questa è la notizia più rilevante, tra meccanica e settori tradizionali.

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