IL DENARO: UNA MERCE TROPPO CARA PER IMPRESE E FAMIGLIE

Auspicabile un segnale forte da parte della BCE e delle istituzioni nazionali,

secondo Apindustria Vicenza

La continua ed inesorabile crescita del costo del denaro è un dato di fatto, anche a causa dell'incerto clima internazionale. In un Paese come l'Italia, oberato dal debito pubblico più alto d'Europa ed in piena crisi di governo, l'alto costo del denaro rappresenta un fattore di estrema criticità, ancor più che negli altri paesi europei e sta causando conseguenze gravissime all'intero sistema economico interno, con impatti devastanti su famiglie ed imprese.

"Come emerge anche dalle recenti rilevazioni dell'ABI - afferma Sergio Dalla Verde, Presidente di Apindustria Vicenza - se un anno fa il tasso bancario sui prestiti si attestava mediamente intorno al 5,39%, ora è al 6,17%, mentre il costo dei mutui casa è salito dal 4,87% del dicembre 2006, al 5,72% di dicembre 2007, determinando un ulteriore incremento delle rate che, dal giugno del 2004, ha raggiunto il 50%, divenendo un vero e proprio incubo per oltre 3 milioni di famiglie italiane. E a fronte di tale situazione di crisi assistiamo, purtroppo, ad una disarmante inattività da parte delle istituzioni, che sarebbero invece deputate proprio a gestire e governare tutto ciò".

La Banca Centrale Europea, in primis, sta evidenziando in questi critici frangenti il suo distacco dalla realtà sociale ed economica dell'Europa, continuando a perseguire con ostinazione l'anacronistico obiettivo di contenere l'inflazione, peraltro non preoccupante, senza rendersi conto che la vera necessità urgente e non più procrastinabile è dare un segnale forte e chiaro al mercato, anche con un coraggioso taglio dei tassi in grado di portare ossigeno alla ripresa economica e fiducia all'intero sistema.

"D'altra parte, un chiara reazione contraria alla politica dell'Istituto di Bruxelles, è recentemente arrivata direttamente dal mercato quando, di fronte al deludente annuncio dell'ennesimo ‘non intervento' da parte del Presidente Trichet, ha punito senza pietà tale decisione non condivisa, polverizzando capitali per decine di miliardi di euro. Male farebbe Trichet, a nostro avviso, - continua Dalla Verde - a non dare ascolto a tali evidenti segnali di malcontento".

Pur convinti sostenitori dell'incontestata sovranità del mercato, vero polso delle economie, in Apindustria Vicenza si ribadisce la convinzione che esso vada sempre comunque "indirizzato" con segnali ed azioni chiari ed inequivocabili. "Sarebbe necessario rivedere la mission della BCE, rendendola più vicina alla realtà degli Stati membri e con maggiori poteri di intervento, - conclude Filippo De Marchi, membro di Giunta di Apindustria Vicenza e Presidente di Apiveneto Fidi - consentendole tempestività ed efficacia nell'azione di governo delle economie e nel rapporto con i mercati. Sarebbe inoltre auspicabile il rafforzamento dell'attività di raccordo fra le banche centrali mondiali".

In questo percorso non va dimenticato, infine, il ruolo fondamentale della Banca d'Italia, che a Bruxelles deve farsi paladino coraggioso e senza remore delle istanze del Paese; forse ciò le permetterà di riconquistare il suo ruolo istituzionale nel cuore degli italiani.

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Ufficio Stampa

Raffaella M. Sgueglia

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