LE PMI VICENTINE CHIEDONO CONTRATTI DI LAVORO TERRITORIALI

 

Comunicato stampa, 10 giugno 2008


LE PMI VICENTINE CHIEDONO CONTRATTI DI LAVORO TERRITORIALI

La revisione dei meccanismi di definizione dei contratti di lavoro è una delle riforme

più attese dagli imprenditori, già inserita nel programma del nuovo Governo

 

La revisione dei criteri di definizione dei nuovi contratti di lavoro è una delle riforme più importanti tra quelle inserite nel programma del nuovo Governo e più attese dal mondo delle imprese. L'attuale sistema incentrato sui contratti nazionali infatti mostra in misura sempre maggiore i propri limiti, penalizzando le aziende ma anche i lavoratori.


Il tema della decentralizzazione dei contratti di lavoro è diventato quindi di grande attualità ed è seguito con attenzione anche dagli imprenditori vicentini, che richiamano l'attenzione sulle profonde implicazioni di questa riforma. «Quando si discute di un nuovo modello contrattuale - sottolinea Filippo De Marchi, Presidente di Apindustria Vicenza - non ci si può affidare semplicemente a slogan o dogmi, ma occorre riflettere bene sul perché decentrare, cosa decentrare, e come farlo. Ma soprattutto, se e come il decentramento contrattuale può costituire effettivamente uno strumento di maggiore competitività del sistema».

Il pericolo è quello di un rinnovamento solo di facciata: «Nel nostro Paese assistiamo attualmente ad una situazione paradossale - prosegue De Marchi - nella quale le norme a tutela della flessibilità sono talmente "rigide" nell'applicazione da risultare difficilmente utilizzabili nella realtà. Per questo motivo mantenendo sostanzialmente invariata questa impostazione la negoziazione di secondo livello continuerà a trovarsi in una posizione meramente sussidiaria rispetto a quella nazionale».


Il decentramento, invece, - secondo Apindustria Vicenza - può assumere una valenza positiva per la competitività del sistema nella misura in cui serva a modulare i salari ed i costi del lavoro in maniera adeguata alle realtà produttive dei diversi territori, al costo della vita e, dove possibile, alla produttività delle singole aziende. «Noi riteniamo - prosegue De Marchi - che sia possibile costruire un modello basato su un contratto nazionale "leggero", che definisca i minimi normativi ed orienti la contrattazione decentrata, e su un contratto di secondo livello, alternativamente aziendale o territoriale, assegnando al livello territoriale maggiori competenze su temi quali la flessibilità organizzativa, l'orario di lavoro e lo stesso salario variabile, ma anche sulla valorizzazione della professionalità attraverso la formazione permanente, nonché sul tema sempre più fondamentale della prevenzione e della sicurezza del lavoro».

Secondo le PMI vicentine, quindi, il contratto territoriale è lo strumento più idoneo a tutelare la competitività delle imprese e allo stesso tempo creare le condizioni per una collaborazione corretta e proficua tra l'azienda e i lavoratori: «Escludere la contrattazione territoriale dalla riforma del lavoro - conclude il Presidente di Apindustria Vicenza - avrebbe almeno due gravi conseguenze: anzitutto, costringerebbe molte aziende, in particolare quelle più piccole, ad erogare salario aggiuntivo, senza alcun beneficio in termini di organizzazione del lavoro né reale commisurazione ai risultati raggiunti; in secondo luogo - ed è la conseguenza più pericolosa per la competitività del sistema - impedirebbe di fatto qualunque alleggerimento significativo del contratto nazionale, perché quest'ultimo continuerebbe a rappresentare l'unico strumento di governo delle relazioni industriali. Su un tema così delicato è quindi fondamentale che si attui un confronto serio ed urgente con tutte le Associazioni

di Categoria, le organizzazioni sindacali e il Governo, un confronto nel quale certamente Apindustria farà la sua parte con la consueta attenzione e impegno».



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Ufficio Stampa


Raffaella M. Sgueglia

APINDUSTRIA VICENZA - Relazioni esterne e comunicazione

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