APINDUSTRIA VICENZA CONTRO LE NUOVE MISURE CAUTELARI IN MATERIA TRIBUTARIA

Comunicato stampa, 1 marzo 2010

 

 

 

APINDUSTRIA ALZA IL TONO CONTRO LE NUOVE MISURE CAUTELARI

IN MATERIA TRIBUTARIA

Filippo De Marchi tuona contro il legislatore: vergognoso che si arrivi al sequestro cautelare persino dell’azienda anche per i casi dove non si registra gravecomportamento di evasione

Una recente circolare dell’Agenzia delle Entrate ha definitivamente messo in luce il forte inasprimento nell’applicazione della normativa riguardante l’utilizzo delle misure cautelari in ambito tributario.

«Significa che strumenti appositamente istituiti per la tutela del credito erariale, che dovrebbero essere applicati nei casi di rilevanti fenomeni di evasione da riscossione – afferma Filippo De Marchi, Presidente di Apindustria Vicenza - ora riguarderanno una vastissima platea di contribuenti che nulla hanno a che vedere con tali gravi comportamenti di evasione nei confronti del fisco. E così, come al solito, a pagare saranno tutti per colpa di pochi. E’ una decisione grave e inaccettabile, anche perché le misure cautelari consistono nella iscrizione di ipoteca e nel sequestro conservativo di tutti i beni del contribuente, mobili e immobili, compresi crediti, depositi bancari, quote sociali, azioni, obbligazioni, titoli, auto, natanti, velivoli, e, per espressa previsione normativa, persino l’azienda».

Il grave pregiudizio per i contribuenti deriva dal fatto che, con l’estensione operata in via legislativa ed interpretativa, le citate misure cautelari possono essere concesse non solo a tutela della riscossione delle sanzioni, irrogate con l’atto impositivo, ma anche a garanzia del debito di imposta e dei relativi interessi connessi ad un atto formale, che può consistere anche in un semplice processo verbale di constatazione, qualora superino l’irrisorio importo di 120.000 euro. «La pericolosità della situazione che viene a determinarsi per i contribuenti imprenditori – continua De Marchi - è dovuta al fatto che i processi verbali di constatazione, con grande frequenza, non riescono a superare la prova del giudizio di primo grado, rivelandosi spesso, parzialmente o totalmente infondati. Si pensi che in passato, nei giudizi dinnanzi alle Commissioni provinciali, risultava perdente soltanto il 25% dei contribuenti ricorrenti, un numero che scendeva poi al 23% per i giudizi presso le Commissioni tributarie regionali. Ma in questo caso, fintanto che si addiviene al giudizio, il contribuente potrebbe aver perso l’azienda oggetto di sequestro conservativo».

«Visto e considerato che i fenomeni di rilevante evasione si attestano su decine o centinaia di milioni, come testimoniano le recenti cronache, sia locali che nazionali, la misura decisa dal legislatore è del tutto sproporzionata ed esorbitante rispetto al fine di tutela erariale che il medesimo si era prefissato», conclude De Marchi. «E le conseguenze che verranno a determinarsi sono similari a quelle conseguenti alla stretta sulle compensazioni dei crediti IVA, che ad oggi ha determinato l’impossibilità per tutti i contribuenti con IVA a credito di recuperare le eccedenze d’imposta superiori a 10.000 euro, a causa della applicazione di un provvedimento emanato per tutelare l’Erario dagli abusi posti in essere da qualche migliaio di soggetti scorretti».

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Ufficio Stampa