CANONE RADIO/TV: LA RAI CI RIPROVA

Ci risiamo, commenta Lorenzin, “la RAI ci riprova con le solite campagne di sensibilizzazione (chiamiamole così) che tutto sono, tranne sensibili al fatto che in azienda gli imprenditori hanno ben altro da fare che guardare i programmi televisivi”.  

In questi giorni, per l’ennesima volta, le imprese stanno ricevendo lettere (con annessi bollettini) per il pagamento del canone. Non è la prima volta e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultima. L’azione più clamorosa si è avuta a febbraio 2012 quando si tentò di chiedere il pagamento sine die per la detenzione di computer collegati alla rete e qualcuno disse anche tablet e telefonini di ultima generazione.

Ci fu, ovviamente, una sorta di “sollevazione” e intervenne il Ministero dello sviluppo economico (MISE) con una nota nella quale fu precisato che dal pagamento sono esclusi i personal computer senza sintonizzatore, i monitor e tutto quello che non è già atto o adattabile al ricevimento delle frequenze del piano nazionale. Abbandonato il richiamo ai computer, negli ulteriori tentativi del 2013, la RAI si è limitata a toni più blandi.

Con la nuova missiva di giugno, invece, da viale Mazzini, hanno deciso di provare ad affondare con una strategia comunicativa (del resto fanno quello di mestiere) che questa volta tira in ballo altre situazioni di comune diffusione nelle aziende quali l’utilizzo di apparecchi destinati alla visione di filmati dimostrativi o a sistemi di sorveglianza. Va da se che se tali apparecchiature non sono dotate di sintonizzatore il canone non va pagato, ma è una cosa vergognosa, conclude Lorenzin, che auspica l’intervento della politica per porre fine allo scempio e sancire che il canone non va pagato se in azienda non si guarda la TV e non si ascolta la Radio. E così difficile semplificare ?  


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Visualizza l'articolo uscito sul Gazzettino del 28/06/2014 - pdf clicca qui