FATTURAZIONE ELETTRONICA DAL 2019 E SPESOMETRO TRANSFRONTALIERO PURE MENSILE

Il Fisco sogna anche la precompilazione di Iva e redditi ma nel frattempo elimina la promessa di rimborso Iva prioritario incondizionato

ProductivityDi seguito nota congiunta Confimi Industria, a firma di Flavio Lorenzin, e Associazione Nazionale Commercialisti, a firma di Marco Cuchel, in cui le due associazioni analizzano le novità previste dalla bozza della legge di bilancio 2018 in merito all’estensione generalizzata dal 2019 della fatturazione elettronica XML. Novità densa di preoccupazioni non solo per le pesanti sanzioni previste per chi non si adeguerà ma, fra le altre, anche per l’ulteriore previsione di un nuovo adempimento con cui gli operatori dovranno comunicare al fisco le fatture da/per l’estero entro il termine (problematico) del giorno 5 del mese successivo all’arrivo/emissione.  Fatture elettroniche a parte, trattasi, a conti fatti, di un nuovo spesometro “transfrontaliero” che, in aggiunta alle 4 comunicazioni trimestrali delle liquidazioni Iva porterà addirittura a 16 gli adempimenti telematici contro i 5 previsti per il 2018 (sempre che si concretizzi la risoluzione G. Sanga 7-01355 approvata lo scorso 18 ottobre che impegna il Governo a reintrodurre nel 2018 lo spesometro annuale). 

Nota Congiunta - documento in formato PDF

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Roma, 23/10/2017
Anche se con estremo ritardo rispetto a quanto ampiamente sostenuto da ormai un anno, potrebbe sembrare un positivo punto di arrivo che, finalmente, il “Fisco” consideri: (i) l’opportunità del ritorno dal 2018 allo spesometro annuale (semestrale secondo l’Agenzia); (ii) la riattivazione del documento riepilogativo delle fatture inferiori ad € 300; (iii) altre semplificazioni operative (per bollette d’importazione e anagrafiche); (iv) la sterilizzazione delle sanzioni per la prima campagna invii del 2017 (risoluzione parlamentare G. Sanga 7-01355 del 18 ottobre; Audizione Ae del 17 ottobre).
La nota vicenda sulle inefficienze del sistema di ricezione, ampiamente segnalate dalla stampa specializzata, parla da sé ma non va dimenticato che il prezzo (elevato) di tale disagio, ancora una volta, è stato ingiustamente sopportato dagli operatori (imprese e professionisti). Lascia perplessi perciò il tentativo di Sogei, nell’audizione del 4 ottobre scorso in Commissione Parlamentare di Vigilanza, di sminuire la portata della questione ostentando disguidi di ordinaria amministrazione prontamente rimossi. Non è andata così, lo sanno bene tutti gli operatori e pare quindi positivo che chi di dovere (Governo e Agenzia delle Entrate) stia valutando le necessarie contromisure dopo mesi di inerzia nonostante gli allarmi prontamente lanciati anche dalle scriventi associazioni.
Nessun rallegramento, però, perché molto amaramente, combattuti fra l’incredulità e lo scetticismo, dobbiamo constatare che dal 2019 si prospettano scenari ancor più preoccupanti rispetto alle già copiose complicazioni che i contribuenti hanno dovuto affrontare da inizio del 2017 in aggiunta a quelle del citato spesometro (non dimentichiamo, fra le altre, l’anticipazione della dichiarazione annuale Iva, le novità sulle dichiarazioni d’intento, il debutto della comunicazione trimestrale delle liquidazioni Iva, la riduzione delle soglie sull’obbligo del visto di conformità, l’allargamento – tutt’altro che stabilizzato – dello split payment, le novità sulla detrazione dell’Iva acquisti[1] che si abbatterà – se non arriveranno auspicabili correttivi – sulle fatture di fine 2017 ricevute nel 2018).

Spesometro 2018
Per quanto riguarda il futuro prossimo della nuova comunicazione dati fatture di cui all’art. 21-bis del D.L. 78/2010 (spesometro) si corre ora il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca giacché si parla di ritornare all’introduzione ad uno spesometro “aggregato” (anziché analitico) con la certezza di creare ulteriori disagi e costi di aggiornamento (anche software) per gli operatori. Al netto dei gravi disagi citati e fermi restando gli aggiustamenti citati in premessa (a cui andrebbe aggiunta la necessità di implementare la trasparenza delle ricevute rilasciate dal sistema di trasmissione, come avveniva con il più rodato e familiare desktop telematico abbinato ad Entratel o Fisconline) non si può infatti non osservare come la nuova comunicazione dati fatture sia uno strumento sicuramente più razionale (perché elimina molti adempimenti ridondanti) e complessivamente meno complicato della precedente “polivalente”. Certamente, le gravi falle nel funzionamento, la scarsa proroga concessa e la carenza di istruzioni complete ha esasperato gli animi al punto di invocare la vecchia contorta “polivalente”.

Fatturazione elettronica 2019 e spesometro “transfrontaliero”
A preoccupare ulteriormente le scriventi non è tanto lo scenario 2018 bensì quello del 2019. Il Governo vuole infatti accelerare troppo in fretta sull’introduzione generalizzata della fatturazione elettronica esclusiva sopprimendo, nel contempo, lo spesometro di cui all’art. 21-bis, salvo introdurre un ulteriore adempimento addirittura a scadenza mensile di proibitiva gestione (praticamente un nuovo spesometro delle operazioni da/verso l’estero), come conferma la bozza del DDL della legge di Bilancio 2018.

Anno Adempimenti obbligatori Totale
2017

2 spesometri semestrali
4 comunicazioni trimestrali liquidazioni Iva
6
2018

1 spesometro annuale (anziché trimestrale) (*)
4 comunicazioni trimestrali liquidazioni Iva
5 (anziché 8)
2019

12 comunicazioni mensili fatture da/verso non stabiliti + trasmissione generalizzata fatture elettroniche
4 comunicazioni trimestrali liquidazioni Iva
16 + fatture elettroniche obbligatorie
(*) Se sarà confermata la risoluzione di maggioranza (primo firmatario G. Sanga) approvata il 18 ottobre dalla Commissione finanze della Camera dei Deputati.
A prescindere dal paradossale ed inaccettabile aumento di adempimenti (come evidenza la tabella di cui sopra) le scriventi Associazioni sono fermamente contrarie non tanto alla fatturazione elettronica XML in sé, quanto al suo obbligo generalizzato a decorrere dal 2019 con anticipazione già da luglio 2018 per:

  1. a) cessioni di benzina o di gasolio destinati ad essere utilizzati come carburanti per motori;
  2. b) prestazioni rese da soggetti subappaltatori nei confronti dell’appaltatore principale nel quadro di un contratto di appalto di lavori, servizi o forniture stipulato con una amministrazione pubblica.
Al tal riguardo si ritiene:

Le scriventi Associazioni non sono contrarie, sia chiaro, allo sviluppo tecnologico ma ritengono che la semplificazione, per poter essere considerata tale da tutti gli attori (e non solo unidirezionalmente dall’Amministrazione finanziaria), debba passare per l’adesione spontanea anziché coercitiva.

Se il vantaggio è tangibile, non c’è bisogno di imporlo: è stato così per il passaggio dalla fattura manuale a quella generata con il PC, per il passaggio dalla contabilità manuale a quella tenuta in modalità meccanografica così come per la diffusione di internet, della posta elettronica ordinaria (per la pec il discorso è a parte), per i social network e così via.

Partendo da tali constatazione non è quindi tollerabile che si giustifichino le novità in analisi anche con “l’esigenza di introduzione di leve per diffondere la cultura digitale nel mondo delle imprese, efficientare i loro processi amministrativi e ridurre i costi di gestione”.

Le misure che propone di introdurre il Governo con la legge di Bilancio 2018 sono pertanto completamente da bocciare. Si lasci scegliere agli operatori, in primis, come e quando ridurre i propri costi gestionali e si lavori, piuttosto, su misure concrete in grado rendere ineludibile una massiva adesione spontanea del contribuente perché effettivamente più vantaggiosa.

Qualche suggerimento per valutare un approccio che, anziché imporre, favorisca un’irrinunciabile adesione spontanea alla fatturazione elettronica

Si suggerisce, innanzitutto, di fissare un tempo ragionevole (non inferiore a tre anni) entro il quale chi governa tali processi (Sogei, Agenzia Entrate, Agid, ecc) si confronti concretamente con chi dovrà affrontare questa sfida (non solo, quindi, con chi sviluppa software o progetta procedure che poi non usa personalmente) per eliminare tutti gli ostacoli operativi (sopra citati).
 
Si valuti altresì l’introduzione di catalizzatori efficaci[2] in grado di orientare l’adesione spontanea, quali potrebbero essere, ad esempio:

Va infine osservato che a non essere pronti ad affrontare questa nuova sfida tecnologica non sono solo gli operatori di moltissime piccole e medie imprese e degli studi professionali, ma la stessa Amministrazione finanziaria. Lo testimonia la recente R.M. 96/E del 21/7/2017 in risposta ad un interpello per la gestione delle note spese per trasferte ove le conclusioni dimostrano che è la stessa Agenzia delle Entrate a non essere ancora pronta ad offrire approcci interpretativi coerenti con le spinte innovative che la stessa sostiene in prima linea; tanto per fare un esempio, nel caso di specie, è stata riconosciuta la possibilità di adottare processi elettronici (con apposite soluzioni web e firma digitale) accompagnati dalla smaterializzazione dei documenti cartacei previa fotografia (ad esempio con lo smartphone) delle pezze giustificative. Il tutto nel contesto di un procedimento a norma del D.M. 17/6/2014; se la trasferta è all’estero, però, il procedimento si incaglia, poiché non viene riconosciuta la natura di documento originale non unico alle pezze giustificative relative alle spese sostenute in paesi extra UE con i quali non esiste una reciproca assistenza in materia fiscale; ciò significa, quindi, che per smaterializzare i documenti delle spese sostenute nei citati paesi esteri l’Agenzia richiede l’intervento di un pubblico ufficiale (in tal caso l’Agenzia ha negato, infatti, la natura di documento originale non unico del documento estero). Interpretazioni di questo tipo rendono onerose e poco praticabili soluzioni innovative (come quella proposta dall’interpellante) ma non stupiscono gli operatori che, molto pragmaticamente, giusto o sbagliato che sia, preferiscono rinunciare a innovazioni destinate a complicarsi nell’operatività quotidiana.

Marco Cuchel
Presidente ANC – Associazione Nazionale Commercialisti
 
Flavio Lorenzin
Vice Presidente con delega alla Semplificazione PA e Fiscale – Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata


[1] Novità che, a parere delle scriventi Associazioni, hanno comportato la violazione del principio di neutralità, proporzionalità ed equivalenza su cui poggia l’Iva. Violazione denunciata lo scorso maggio alla Commissione UE che ha iniziato l’iter di analisi, con l’assegnazione del funzionario competente, lo scorso 3 agosto.

[2] Nessuno di quelli attualmente previsti dal D.Lgs n.127/2015 e di quelli che si prefigge di introdurre la bozza del DDL bilancio 2018 sono in grado, a giudizio delle scriventi, di essere significativamente tangibili per orientare una scelta spontanea. Per certi versi lo testimonia la stessa scarsa affluenza all’opzione che i contribuenti potevano esercitare entro lo scorso 31 marzo 2017 (circa 6000 su oltre 6 milioni di partite Iva).