entry
Skip to main content

Intervista al Presidente Mariano Rigotto. Valorizziamo le nostre filiere e i talenti nelle nostre aziende

Apindustria Confimi Vicenza - Intervista al Presidente Mariano Rigotto

Valorizziamo le nostre filiere e i talenti nelle nostre aziende

Un annuncio alla volta, lo scenario può cambiare completamente per le imprese, che inevitabilmente faticano a pianificare in queste condizioni. Mariano Rigotto, Presidente di Apindustria Confimi Vicenza, da una parte esprime le difficoltà delle imprese manifatturiere vicentine rispetto all’altalena di misure, prima annunciate e poi sospese dal Presidente Trump, dall’altra cerca di riportare il tema alle sue reali proporzioni: «Ad oggi non si sa più come muoversi rispetto al mercato americano, in attesa dei colloqui commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea. Questa guerra dei dazi, per ora solo minacciata, ha già fatto sentire i propri effetti sulle borse ed arriva dopo un anno già abbastanza complicato per le imprese. Però è importante non generalizzare: le modalità comunicative utilizzate dal POTUS hanno creato un forte allarme, amplificando in negativo le analisi sulle ripercussioni reali per il nostro tessuto produttivo. Gli Stati Uniti infatti sono un mercato certamente strategico per alcuni settori, come l’agroalimentare o la moda, ma molto meno rilevante per altre produzioni strategiche del nostro Paese. Di certo, come in tutte le medie, dietro un dato si nascono situazioni differenti: a fronte di aziende assai penalizzate, molte altre non sarebbero granchè colpite da eventuali dazi».

Il tutto in un contesto già complesso: come era iniziato l’anno per le PMI vicentine?

«In realtà molte aziende hanno registrato una certa vivacità, soprattutto nei mercati del centro e nord Europa si è osservata una crescita rispetto alla fine del 2024 e, con qualche eccezione, tutte le aziende stanno lavorando. Il vero problema è che l’incertezza frena gli investimenti e sono questi ultimi a trainare buona parte del sistema produttivo, oltre a garantire la competitività delle nostre aziende a lungo termine».

L’invito è dunque quello di guardare comunque al futuro.

«Chiaramente il momento di incertezza suggerisce prudenza, ma almeno gli investimenti legati all’innovazione devono essere messi a terra, perché si compete solo innovando».

Del resto il mercato statunitense non è l’unico fronte per le nostre imprese, anzi.

«Oggi si parla molto degli Stati Uniti, ma a lungo termine dovremmo essere più preoccupati per la concorrenza cinese che sta avanzando sempre di più in Europa. Non solo auto, vestiti ed elettronica low-cost; è sufficiente farsi un giro nelle principali Fiere B2B per verificare una presenza cinese sempre più massiccia, anche grazie alle sovvenzioni di cui godono per esporre. Praticano prezzi impossibili per i produttori europei e, quel che spaventa di più, realizzano prodotti che sono qualitativamente validi».

Come possiamo difenderci da una concorrenza di questo tipo?

«Il tema dei dazi è tornato di attualità anche come ipotesi di protezione per noi europei, ma io non credo che questa sia la strada giusta. Occorre invitare le imprese e i consumatori europei a essere attori consapevoli di ciò che acquistano. Oggi chi acquista un prodotto cinese deve essere ben consapevole di contribuire in qualche modo allo smantellamento delle nostre catene del valore, con tutte le conseguenze del caso in termini di perdita di posti di lavoro e impoverimento collettivo. Oltretutto queste produzioni vengono realizzate in un Paese che ha condizioni per i lavoratori, normative di sicurezza e vincoli ambientali non paragonabili ai nostri. Questi prodotti non dovrebbero neanche entrare in UE, ma soprattutto non dovrebbero avere mercato, vista la grande attenzione dei nostri cittadini europei alla sostenibilità. Eppure, troppo spesso ce ne dimentichiamo quando vediamo un prodotto a prezzo accattivante.

Quali le priorità per sostenere le nostre PMI in questo contesto?

«L’agenda è ben nota ai decisori, ma rimane in larga parte inattuata: partiamo da burocrazia e adempimenti; la burocrazia italica continua ad essere farraginosa, mentre i regolamenti europei partono da principi condivisibili per creare “mostri” di complessità, fuori portata per le PMI. Il risultato è un carico di adempimenti e costi che rendono sempre più faticoso fare impresa rispettando le regole. Prendiamo l’esempio recente dell’obbligo di polizza sui disastri naturali: una nuova tassa a tutti gli effetti, con la beffa di una norma scritta talmente male da aver reso necessaria una proroga, che, come Confimi Industria, abbiamo chiesto e ottenuto. Ora lavoreremo con il Ministero per sistemare la norma, ma lavorare così è inefficiente. Abbiamo bisogno di portare il costo dell’energia a livelli strutturalmente più bassi, per lo meno ad incrociare i prezzi medi europei. E poi dobbiamo fare passi in avanti rapidi sulla logistica: spostare merci sulla A4 è un terno al lotto, l’intermodalità su rotaia ancora troppo limitata e, come Nordest, non possiamo non avere un porto merci all’altezza della nostra capacità manifatturiera.

A proposito di trasporti, a Vicenza la TAV è tornata prepotentemente di attualità.

«Sì, ma solo ora che l’opera è arrivata alle porte della Città si inizia a parlare dei disagi dovuti ai lavori: intendiamoci, è un’opera fondamentale perché connette il nostro territorio ad un asse strategico per la mobilità europea, ma i sacrifici per il cantiere dovevano essere messi in conto fin dall’inizio e spiegati per tempo alla popolazione. Quello che chiediamo, come Associazione, è il rigoroso rispetto dei tempi di realizzazione dell’opera, affinché il cantiere duri il meno possibile e che, durante questo periodo, le aziende ed i lavoratori non vengano penalizzati. Come Associazione qualche proposta operativa l’abbiamo portata al tavolo».

Nel frattempo, anche se l’economia rallenta, le imprese continuano a faticare a trovare personale. Come mai?

«Il tema rimane perché, anche se c’è stato un raffreddamento negli ordini e dunque nella necessità di produrre, la questione è strutturale in quanto legata al calo demografico, che è già iniziato: Veneto Lavoro ha calcolato che nel 2030 nella nostra regione ci saranno 130 mila persone in età da lavoro in meno. È un numero enorme e questo significa che non appena ci sarà una ripresa economica sufficientemente accentuata, le aziende avranno difficoltà ancora maggiore a trovare personale. Come Associazione abbiamo condotto una sperimentazione sull’inserimento lavorativo dei richiedenti asilo e protezione internazionale. L’esperienza fatta con due corsi di formazione ha funzionato bene, dimostrando che anche questa può essere una strada. Dobbiamo rendere funzionale e semplice l’arrivo di lavoratori anche non comunitari, superando il decreto flussi. Ma, soprattutto, dobbiamo ricreare le condizioni per cui le coppie si sentano tutelate nell’avere figli».

Quali sono le prossime iniziative che avete in programma come Associazione?

«Le iniziative sono molte: spaziamo dalla sostenibilità all’approccio consapevole all’AI, passando per la continuità d’impresa e la valorizzazione del personale interno. Su quest’ultimo argomento in particolare stiamo aiutando le imprese ad analizzare talenti ed inclinazioni dei propri collaboratori per aiutare a collocarli nel ruolo per loro più adatto. Crediamo che questo approccio win-win possa essere un modo intelligente, per le PMI, di affrontare il tema della soddisfazione e della retention dei propri collaboratori, superando il preconcetto che solo le grandi imprese possano farlo».

Il progetto di Confimi Industria

"Inventàrio - Il linguaggio della manifattura"

Che cosa significano sfaldaballe, tangenziale, lacrima, uragano, cannellino?  In occasione della recente Giornata Nazionale del Made in Italy, Confimi Industria, con il contributo di Treccani, ha presentato "inventario - Il linguaggio della manifattura", un "vocabolario" pop della manifattura italiana che esplora l'anima della manifattura italiana attraverso le sue parole. Un percorso che svela il linguaggio unico di un settore che ha reso l'Italia famosa nel mondo.

Il libro, arricchito dalla prefazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sottolinea come il linguaggio sia un elemento fondamentale per comprendere e valorizzare il patrimonio industriale italiano. "Questo libro è un viaggio attraverso le parole che hanno plasmato la nostra identità industriale", afferma il Ministro Urso nella sua prefazione, "un omaggio alla passione e all'ingegno che rendono unico il Made in Italy".

Anche Apindustria Confimi Vicenza ha contribuito alla redazione suggerendo alcune voci. “Le nostre imprese” afferma il Presidente Rigotto “esprimono una ricchezza e una varietà di produzioni uniche. Questa ricchezza si riverbera nel ricco lessico che ciascuno, nel proprio settore, utilizza abitualmente dandolo per scontato. Crediamo che la lettura si rivelerà una divertente scoperta per chi approccerà il nostro Inventàrio”.

  • Creato il .
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Read more
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Matomo
Accept
Decline
Save