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Indagine congiunturale relativa al I semestre 2007

Apindustria Vicenza presenta l'indagine congiunturale relativa al I semestre 2007

LE PMI VICENTINE CRESCONO ANCORA, MA PIU' LENTAMENTE.

E PER IL FUTURO PREVALE LA PRUDENZA

Sergio Dalla Verde: «Le piccole imprese sono le più fragili, ma da esse dipende una parte significativa del PIL, delle esportazioni e della forza lavoro del Paese.

L'associazione è al loro fianco per rafforzarne la crescita e l'espansione»





Il campione. L'indagine congiunturale di Apindustria Vicenza ha coinvolto 245 industrie vicentine, prevalentemente PMI fino a 50 dipendenti, scelte in modo da rappresentare tutti i principali settori produttivi del territorio. Complessivamente il campione occupa 4.200 addetti con un giro d'affari di oltre 900 milioni di euro.

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Il 2006 si era concluso con segnali incoraggianti, grazie a indicatori di crescita abbastanza generalizzati che lasciavano presagire l'inizio di un nuovo ciclo economico espansivo, ma il primo semestre del 2007 non ha rispettato del tutto queste attese. La crescita infatti continua, ma con intensità ridotta; a beneficiarne, inoltre, sono solo alcuni settori, e soprattutto le imprese di dimensioni medio-grandi, così gli imprenditori vicentini guardano al futuro con maggiore prudenza rispetto a sei mesi fa.


Queste, in sintesi, le indicazioni contenute nell'indagine congiunturale di Apindustria Vicenza, relativa al primo semestre dell'anno e presentata oggi (3 ottobre, ndr.) presso la sede provinciale.

Il Presidente Sergio Dalla Verde, nel commentare i dati, ha fatto presente come «Si conferma la fragilità delle aziende sotto i dieci dipendenti nell'attuale contesto di mercato. Del resto è il loro ruolo stesso nel mercato a esporle a maggiori rischi in caso difficoltà: congiunturali: tradizionalmente infatti esse dipendono maggiormente dalla domanda interna e svolgono un ruolo di cuscinetto, di compensazione rispetto alla variabilità del mercato. Quando gli indicatori congiunturali sono negativi o indicano una maggiore prudenza, si può verificare che aumenti la produzione ma non il fatturato: questo significa che le aziende producono in casa quello di cui hanno bisogno e che  di solito invece ordinano a terzi. Le prime a risentire di una flessione della domanda sono proprio le imprese più piccole. Si impone, quindi, una seria riflessione su come rendere più forti e indipendenti queste ultime, e ritengono che questo possa avvenire sostenendo la loro crescita dimensionale. Gli strumenti, del resto, esistono, come, ad esempio, i consorzi, e Apindustria Vicenza è al fianco delle piccole imprese anche nell'aiutarle a scoprire come crescere senza perdere la propria identità».



Ordinativi, produzione e fatturato

A livello aggregato, l'andamento di ordinativi, produzione e fatturato evidenzia una tendenza favorevole, con una crescita, rispetto al semestre precedente, che si registra tra il +7% e il +8%. Rispetto al secondo semestre del 2006, va sottolineata la performance della produzione (la precedente rilevazione aveva evidenziato una crescita del 4%), mentre il fatturato sembra rallentare (sei mesi fa era cresciuto quasi del 10%).

Complessivamente, le indicazioni sono senz'altro positive, anche se l'andamento divergente tra fatturato e produzione evidenzia una continua riduzione dei margini di profitto, come confermato da ulteriori e più specifiche rilevazioni.


Ordini e mercati di riferimento

Una prima sorpresa arriva dall'analisi degli ordini: dopo un periodo in cui in molti settori la crescita dei mercati esteri ha compensato la stagnazione della domanda interna, negli ultimi mesi è stata proprio quest'ultima a dare i segnali di maggiore vivacità, con un aumento degli ordinativi dall'Italia pari al 47,4% (erano cresciuti del 44,7% nella precedente rilevazione). Per quanto riguarda i mercati esteri, anche qui si evidenzia un andamento positivo, ma con un ritmo meno sostenuto: gli ordinativi dai Paesi dell'Unione Europea sono in crescita per il 33% delle imprese contro il 36% dello scorso semestre, mentre rispetto ai mercati extra-Ue le imprese dichiarano una crescita del 38%, in linea con la precedente rilevazione.



Occupazione

La crescita della produzione e degli ordini fatica tuttavia a tradursi in una crescita significativa dell'occupazione: l'andamento segnalato dalle imprese intervistate nel complesso è stazionario, mentre nello scorso semestre l'andamento occupazionale aveva segnato un aumento, seppure in misura relativamente contenuta, del +1,6%.

Dietro questa situazione di immobilismo, naturalmente, si nascondono le tendenze differenti e specifiche dei diversi segmenti, ma anche una differenziazione per classi di imprese. Gli andamenti occupazionali, infatti, sono correlati positivamente con la dimensione delle aziende: in quelle più grandi si registra un certo aumento del numero di occupati, mentre in quelle più piccole la situazione occupazionale risulta più statica, se non addirittura in diminuzione.


La crescita è proporzionale alle dimensioni

La tendenza più favorevole per le imprese di dimensione medio-grandi è confermata anche dagli altri indicatori, quali gli ordinativi, la produzione e il fatturato. Per le imprese più piccole - quelle con non più di 10 addetti - tutti questi indicatori sono stazionari o in (leggera) diminuzione; per le imprese di dimensione intermedia (10-49 addetti), invece, l'andamento occupazionale resta stazionario mentre gli indicatori relativi agli ordinativi, produzione e vendite sono abbastanza positivi (con variazioni comprese fra il 5% ed il 7%); infine, per le imprese oltre i 49 addetti queste ultime variazioni sono sensibilmente amplificate (superano il +13%) ed anche per l'occupazione si registrano risultati positivi, con variazioni rispetto al semestre precedente superiori al +3%.



Investimenti

La quota di imprese che dichiarano di aver effettuato investimenti nel corso del primo semestre del 2007 è, nel totale dei settori intervistati, pari al 60,8% dei casi, contro il 70,9% registrato nella scorsa rilevazione. Si registra, dunque, un certo raffreddamento delle attività in investimenti da parte delle imprese, che in parte comunque può avere natura ciclica dato che nel semestre precedente erano stati invece registrati livelli sensibilmente più elevati. I settori maggiormente interessati dalla presenza di investimenti sono il legno-mobilio (67% delle imprese) e l'edilizia (73%), mentre per il metalmeccanico questa propensione scende al 64% dei casi (nella precedente rilevazione invece il settore metalmeccanico aveva registrato una propensione all'investimento da parte dell'80% delle imprese del settore). Anche per l'orafo si registra un deciso ridimensionamento degli investimenti: sono coinvolte il 52% delle imprese, contro il 76,3% nello scorso semestre. Come per le precedenti rilevazioni, si registra una sensibile associazione diretta fra la dimensione di impresa e la propensione all'investimento: al crescere della dimensione di impresa aumenta anche la percentuale di imprese che dichiarano di avere effettuato investimenti. Questo spiega, anche, il miglior andamento di quelle aziende che hanno sempre continuato ad investire, innovandosi e cercando di essere sempre più competitive.



Profitti, costi e prezzi

L'analisi sulla profittabilità dei settori di appartenenza delle imprese, effettuata sulle risposte fornite riguardo alle variazioni dei prezzi di vendita dei prodotti, dei costi di produzione e dell'utile lordo, conferma i segnali di difficoltà, almeno per quanto riguarda il segmento delle imprese più piccole e dei settori maggiormente in difficoltà, a causa soprattutto di una aumentata difficoltà di adeguare i prezzi di listino, nonostante non vi siano pressioni di rilievo sui costi di produzione.

Questi ultimi, infatti, sono in aumento nel 55,3% delle imprese (una percentuale leggermente più bassa rispetto a quella rilevata nelle tre precedenti indagini congiunturali), mentre i prezzi si adeguano nel 29,2% delle imprese (contro il 35% della precedente rilevazione). Di conseguenza l'utile lordo è in crescita solo nel 18,2% delle imprese (contro il 24% di sei mesi fa), mentre nel 25% dei casi si registra una contrazione e nel 56,8% dei casi invece resta invariato.


I settori

A livello settoriale, per quanto riguarda il manifatturiero la situazione appare positiva nel metalmeccanico, dove si registra una crescita quasi del 13% per ordinativi e fatturato ed un aumento dell'11% della produzione e nella chimica-gomma-plastica (+20% per ordinativi e fatturato e + 23% per la produzione). Per entrambi questi settori gli aumenti registrati da questi indicatori sono sensibilmente superiori ai corrispondenti andamenti, sempre positivi, registrati sei mesi fa (allora erano dell'ordine compreso fra il +5% ed il +10%). Nel settore del legno-mobilio si registra un andamento positivo anche se di entità più contenuta, con variazioni positive di ordinativi, produzione e fatturato comprese fra il +2 ed il +3% (sei mesi fa invece lo stesso settore registrava risultati stazionari o in leggera diminuzione).

Gli andamenti dei settori tessile-abbigliamento-calzature e orafo risultano, invece, decisamente negativi ed in controtendenza rispetto ai risultati registrabili sei mesi fa, che lasciavano invece sperare in una certa ripresa, o perlomeno riduzione delle tensioni negative, dei settori. Per il tessile-abbigliamento-calzature infatti diminuiscono di oltre sei punti percentuali sia gli ordinativi che il fatturato, mentre la produzione rimane stazionaria; per l'orafo invece si registra una simile riduzione per quanto riguarda gli ordinativi e la produzione, mentre il fatturato, evidentemente legato al costo dell'oro, resta stazionario. Il comparto residuale delle altre imprese manifatturiere registra performance positive, anche se con un'intensità inferiore rispetto a quelle del metalmeccanico e della chimica-gomma-plastica (le variazioni percentuali sono infatti comprese fra il +8 ed il +10%). Per quanto riguarda gli altri comparti, per l'edilizia si regista un quadro del tutto stazionario mentre i servizi mostrano andamenti relativamente positivi, con crescite del 6,4% per gli ordinativi, del 4,3% per la produzione e del 7,7% per il fatturato.


Le previsioni per il II semestre 2007

Dalla lettura dei dati si possono evincere molti motivi, quindi, per una previsione più cauta per il prossimo semestre: la difficoltà ad esportare a causa dell'euro forte, la crescita dei costi a fronte di un minore adeguamento dei listini - che continua ad erodere i margini di guadagno - un sempre maggiore frazionamento degli ordini, e una forte difficoltà finanziaria, in particolare negli incassi. Tuttavia l'andamento degli investimenti denota una buona propensione all'innovazione in quanto, anche nei momenti più difficili, le aziende non hanno mai smesso di investire.


Quanto alle previsioni espresse dal campione, rispetto agli indicatori presi in esame (cioè livelli degli ordinativi, produzione, produzione ed occupazione) resta circoscritta la quota di coloro che prevedono diminuzioni (al massimo sono il 14,5% degli intervistati, in corrispondenza al dato del fatturato interno) oppure di coloro che non sono in grado di fare previsioni (al massimo sono il 10% degli intervistati, in corrispondenza alla previsione del dato relativo agli ordinativi extra-Ue).


Pur tuttavia si registra una generalizzata diminuzione del numero degli "ottimisti", cioè di coloro che prevedono una crescita dei vari indicatori considerati anche per il secondo semestre 2007, a fronte di sensibili aumenti del peso di coloro che prevedono una stazionarietà di tali andamenti. Per gli ordinativi totali (interni+esteri) la percentuale di imprese che prevede aumenti è infatti del 32,7% del totale, mentre sei mesi fa la quota corrispondente era del 37,6% dei casi; la produzione è prevista in aumento dal 32,7% dei casi, contro il 35,5% di sei mesi fa; il fatturato è previsto in aumento dal 33,2% dei casi, contro il 39,5% di sei mesi fa ed infine l'occupazione è prevista in aumento dal 16,3% dei casi, contro il 19,5% di sei mesi fa. Si tratta di differenze non molto rilevanti dal punto di vista numerico, ma comunque neppure trascurabili, che da un lato confermano le ipotesi appena avanzate riguardo le dinamiche occupazionali per classe dimensionale delle imprese e dall'altro contribuiscono a "raffreddare" in una certa misura le aspettative maggiormente positive che gli imprenditori sembravano propensi ad avanzare sei mesi fa.



Le conclusioni del presidente

«Come abbiamo sottolineato poco sopra, le piccole imprese sono le più fragili - conclude Sergio Dalla Verde - ma da esse dipende gran parte del PIL, delle esportazioni e della forza lavoro del Paese. Per questo motivo crediamo che il mondo della politica debba ascoltare e comprendere le loro legittime esigenze di riforma. In passato è venuta a mancare proprio questa capacità di dialogo tra piccole imprese e classe dirigente: Apindustria si sta impegnando attivamente per cambiare le cose, svolgendo attivante il proprio ruolo di portavoce e intermediaria».


Con questo obiettivo, infatti, negli ultimi mesi l'Associazione ha presentato ai più importanti esponenti delle principali forze politiche un documento programmatico nel quale sono indicate le priorità di riforma del sistema-Paese. Molti - e tutti di grande importanza per le piccole imprese - i temi affrontati: la necessità di implementare quanto prima un sistema fiscale più equo; una rete di servizi di sostegno all'internazionalizzazione che sia anche a misura delle piccole imprese; regole chiare sull'importazione dei prodotti, ponendo fine al fenomeno della concorrenza; un dialogo finalmente proficuo tra il mondo dell'università e della ricerca e le imprese; una riforma del lavoro improntata ad una maggiore flessibilità e una struttura normativa che favorisca l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.


Rientra nell'ambito di questo programma di confronto con le Istituzioni e i partiti anche il progetto "Filò... la politica si racconta", che prevede sei incontri tra i piccoli imprenditori vicentini e importanti esponenti della politica. Il prossimo appuntamento è in programma il 15 ottobre con l'On.le Daniele Capezzone, sul tema "Fisco e Burocrazia: la svolta necessaria per una vera ripresa".


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Ufficio Stampa

Raffaella M. Sgueglia

APINDUSTRIA VICENZA - Relazioni esterne e comunicazione

Tel: 0444-232230 - Fax: 0444-960835 - e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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