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INCHIESTE GUARDIA DI FINANZA: APINDUSTRIA VICENZA SI APPELLA ALLA LEGALITA’ MA ANCHE ALLA VALIDITA’ DELLE PROCEDURE DI AUTOTUTELA

De Marchi ribadisce che l’Associazione chiede chiarezza e giustizia “ma non va dimenticato che non tutti gli “sconti” sono frutto di concussione o corruzione, ma della responsabile applicazione degli strumenti previsti per legge in ambito di verifica fiscale”

Recenti articoli di cronaca apparsi sulla stampa hanno portato a conoscenza dell’opinione pubblica alcune situazioni legate a fenomeni di frode fiscale a carico di imprenditori, nell’ambito delle quali sarebbe stato ipotizzato anche il coinvolgimento di funzionari dell'Agenzia delle Entrate, per fatti di corruzione avvenuti nel corso delle verifiche fiscali.

«Si tratta, se ciò verrà appurato nel corso delle indagini, – afferma Filippo De Marchi, Presidente di Apindustria Vicenza - di fenomeni di evasione e corruzione sui quali è bene che la giustizia faccia il suo corso. Ci battiamo, infatti, da sempre, per una correttezza di comportamenti sia degli imprenditori, sia di chi su di loro deve vigilare e siamo convinti che evasione e corruzione facciano male alle casse dello Stato e, ancor più, al sistema della libera concorrenza». «Non è opportuno, però, – continua De Marchi - generalizzare la notizia nel modo in cui è accaduto in queste circostanze, come se, in generale, i rapporti tra consulenti e imprenditori, da una parte, e funzionari dell'Agenzia delle Entrate, dall’altra, fossero rapporti viziati, poiché anche quando la pretesa economica contenuta nei processi verbali di constatazione viene ridotta, nel corso del procedimento, ad importi di minor valore, ciò avviene normalmente nel rispetto della normativa tributaria».

In sostanza, il Presidente di Apindustria Vicenza, vuole far passare un messaggio costruttivo e di chiarezza sull’accaduto: il fatto che, alle volte, nell’ambito delle attività di verifica da parte dell'Amministrazione Finanziaria, si concluda con un differenziale ridotto rispetto a quanto inizialmente costatato nei verbali, o addirittura, con un azzeramento di quanto apparentemente dovuto, non è frutto di accordi illegali fra le parti, bensì della responsabile applicazione, da parte dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate, degli istituti cosiddetti “deflattivi del contenzioso tributario”, o dell’istituto “dell'autotutela”. «Si tratta di norme appositamente introdotte nell'Ordinamento, per correggere eventuali distorsioni che possono presentarsi, e spesso si presentano, nel corso dei processi di verifica fiscale – sottolinea De Marchi. – Qualora nel processo verbale di constatazione, redatto al termine della verifica, vi siano elementi non fondati, infatti, il contribuente, oltre a far valere le proprie ragioni in contenzioso, può attivare gli istituti previsti dalla legge, con il pagamento di imposte e sanzioni ridotte. E c’è di più: se lo stesso processo verbale di constatazione si dovesse rivelare del tutto infondato, attraverso l’applicazione “dell'autotutela” il contribuente può richiedere, addirittura, l’archiviazione del procedimento».

«La nostra preoccupazione è ben fondata – conclude De Marchi: l’applicazione di tali istituti, infatti, costituisce una parte molto significativa dell’attività dell’Ufficio Fiscale della nostra Associazione, in quanto, spesso, proprio grazie al nostro ruolo, nonché alle relazioni e alle competenze dei nostri funzionari, riusciamo a far valere le ragioni dei nostri associati nell’assoluta legalità, ottenendo l’applicazione di dette misure e facendo evitare il contenzioso alle imprese. Una pratica, in poche parole, di cui possiamo annoverare numerose esperienze significative. Il rischio che sta emergendo, in questi giorni, è il timore che i funzionari dell’Agenzia dell’Entrate adottino, in futuro, comportamenti di irrigidimento, evitando di applicare i predetti istituti, per non dar adito a sospetti nei loro diretti confronti - visto che è a loro discrezione applicarli e una volta applicati sono a loro volta essi stessi oggetto di controlli da parte dell’Audit interno all’Agenzia -. Ciò costituirebbe un grave danno per l’intero sistema economico locale, cosa che noi, come Apindustria Vicenza, vorremmo evitare con ogni mezzo»

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