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Tradito il "Made in Italy"

“Made in Italy? Se ne è parlato così tanto che alla fine, secondo la regola del paradosso che vige nel nostro Paese, i fondi previsti dalla Finanziaria e destinati ai progetti di tutela e promozione del marchio che fa la vera forza della nostra industria, sono stati tagliati”.

Non nasconde l’amarezza e la delusione per questo colpo di mano, Tranquillo Loison, presidente di Unionorafi Apindustria Vicenza, alla vigilia di VicenzaOro 1, l’appuntamento fondamentale per sentire il polso della situazione di un settore così importante per l’economia vicentina e italiana. 

“E’ un segnale decisamente preoccupante – continua Loison – che assieme al dollaro debole e alla progressiva perdita di competitività del nostro Paese, dimostra due fatti incontrovertibili: il disinteresse da parte del nostro governo nazionale di realizzare una politica seria per le pmi e, a  scala europea, l’incapacità di definire una politica monetaria efficace”.

“A novembre, eravamo usciti rinfrancati dall’incontro, avvenuto in Associazione, con il vice-ministro con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso: gli interventi straordinari presentati da Urso ci erano sembrati un’iniziativa valida che, quantomeno, dimostrava una nuova attenzione per le piccole e medie imprese. Ma evidentemente la promozione del Made in Italy non è più una priorità per il nostro Governo”.

“In realtà, il problema è più complesso e investe il livello europeo.  Per tutelare il Made in Italy in modo efficace è necessario essere presenti e operativi laddove si fanno oggi le leggi e le politiche fondanti: cioè nell’Unione Europea. E qui non posso non constatare la scarsità di peso che il nostro Paese ha avuto fino ad oggi: siamo ancora troppo lontani dalla UE, in particolare sotto l’aspetto dell’effettivo peso politico”.  

“Mi auguro solo che dietro le strategie e le manovre politiche a cui assisteremo nei prossimi mesi in vista dell’appuntamento elettorale, ci sia, quantomeno, il proposito di candidare persone capaci, cui affidare, in modo serio e costruttivo, la rappresentanza della piccola e media industria italiana, ancora non adeguatamente riconosciuta e tutelata a livello comunitario”.    

“Per quanto riguarda la situazione del comparto – prosegue Loison -  pur riconoscendo la criticità dell’attuale fase economica, devo dare atto della capacità di tenuta del sistema imprenditoriale orafo vicentino. Abbiamo dimostrato di saper reagire alla crisi e gran parte delle nostre 200 imprese associate hanno dimostrato di credere nel proprio business, riuscendo a reinvestire nell’azienda le risorse disponibili, cercando sempre nuovi stimoli in attesa della ripresa. Un meccanismo che, ovviamente, non può durare in eterno. Speriamo che il 2004 sia l’anno in cui, anche grazie ad un’attività associativa di categoria sempre più mirata e diversificata, si possa, per così dire, tirare il fiato e, meglio ancora, tornare a far crescere il sistema imprenditoriale orafo”.

“Sul fronte istituzionale, apprezziamo la linea adottata dalla Fiera – conclude Losoin - che dimostra di essere conscia della realtà del momento e si comporta di conseguenza, cercando di essere propositiva e concreta. Ci piace molto l’idea di portare la Fiera di Vicenza nel mondo e auspichiamo che il progetto possa partire il più presto possibile. Ma, naturalmente, non è una fiera, da sola, che potrà salvare il comparto. Ci vuole volontà e coesione a tutti i livelli. In questo senso, il tavolo intercategoriale sta lavorando fattivamente, in particolare sul progetto di distretto, e mai come adesso è necessario che resti unito e  persegua, in modo compatto, le linee di lavoro elaborate e condivise”.

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