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ORA BASTA! NON ABBIAMO PIU’ TEMPO, DOBBIAMO SALVARE IL LAVORO

Comunicato stampa, 20 aprile 2012

Netta posizione di Filippo De Marchi, Presidente di Apindustria Vicenza sull’agenda del Governo

«Ieri sul più autorevole quotidiano economico (Il Sole 24 Ore ndr) era evidenziato quanto si ricaverebbe dal tassare i depositi in Svizzera alla stregua dell'accordo tedesco o austriaco: ben 37mld di € di tasse!

Molti avranno pensato: “Da fare subito!”

Io invece dico di no! Perché dobbiamo smetterla di ricercare denari e quindi tasse e imposte, per pagare la spesa corrente, ma dobbiamo assolutamente tagliare la spesa.

Per capirci stiamo versando acqua in una pentola, bucata, per cercare di riempirla, ma non ci accorgiamo che sarebbe più facile chiudere le falle e fare questo significa un profondo taglio della spesa pubblica dove, ribadisco, i costi della politica, i casi noti all’opinione pubblica, quelli più evidenti, sono solo la piccolissima punta dell'iceberg.

E' una scelta politicamente difficile, ma prima che ce lo imponga la gentile signora tedesca, è il caso di attuarlo. Un taglio deciso dei costi che tutti noi imprenditori abbiamo fatto negli ultimi 10 anni, ma che il settore pubblico non ha attuato, per niente. Non si vede concretizzarsi quella "spending review" più volte citata ma mai attuata e che dovrebbe portare ad un taglio non inferiore al 10% del PIL nei prossimi 5 anni.

Certo servirebbe ridurre gli stipendi del pubblico, penso soprattutto ai manager e boiardi di Stato, così come attuare licenziamenti anche significativi: Il tutto certo doloroso, ma necessario affinché lo Stato non fallisca miseramente!

Invece abbiamo bisogno di rilanciare il settore manifatturiero; il lavoro vero. Mi chiedo: se sparisce il lavoro vero che ne facciamo dei servizi, quelli pubblici soprattutto? Ma, nel tagliare non dobbiamo usare i metodi di Ciampi, Tremonti e Passera, ma attuare in pieno una politica di ristrutturazione del Paese che è vicino al fallimento e che può essere salvato non solo sacrificando il privato ma anche razionalizzando a dovere una buona fetta di pubblico con tagli circostanziati ed efficaci.

Le continue chiusure di aziende di produzione, ma anche agricole e d'ora in poi anche commerciali, non sono più tollerabili. L'aumento impressionante di aziende che si trasferiscono, non che delocalizzano, con l’incredibile aumento dell'evasione e questo livello di tassazione lo incentiva, non ci concede più tempo.

Questa volta non è scontato, che tutto il mondo del lavoro "vero" stia a guardare impassibile e non blocchi veramente l'Italia con atti dimostrativi inediti se veramente non succederà qualcosa di concreto e a breve. E poi potremmo parleremo di tasse!»


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