Non solo PA, la legge contro i ritardati pagamenti non funziona nemmeno nel privato
Come rileva una recente indagine condotta presso le proprie associate, nel 90% dei casi, il termine di 30 giorni previsto dalla Direttiva non è rispettato e, di questi, l’85% rileva una dilazione fra i 60 e i 120 giorni, ben oltre, quindi, i termini della Direttiva. A oltre un anno dall’entrata in vigore della nuova disciplina non stupisce quindi l’insuccesso delle nuove misure. I motivi, commenta Lorenzin, li avevamo anticipatamente pronosticati. Da una parte i termini e gli interessi di mora (tranne poche eccezioni) sono derogabili, a patto che non siano gravemente iniqui ma l’iniquità non rappresenta un deterrente considerato che va accertata dal giudice e con i tempi della giustizia italiana (e vicentina in particolare), non rappresenta certo un deterrente.
Dall’altra, c’è l’elemento psicologico che si abbatte soprattutto sulla piccola e media impresa che non vuole o non può permettersi di creare un contenzioso con la controparte e che quindi si vede costretta ad accettare i tempi che gli sono imposti dalla parte più forte.
Infine, chiosa Lorenzin, a complicare la situazione e a proliferare inutili adempimenti, permane l’aberrante disciplina sulla responsabilità fiscale nel settore degli appalti e subappalti che autorizza il committente o l’appaltatore a sospendere i pagamenti se non riceve l’autocertificazione di regolarità nel versamento delle ritenute dei dipendenti. Son tutte situazioni nelle quali Apindustria Vicenza e Confimi impresa, conclude Lorenzin, continueranno a battersi per far capire al legislatore l’urgenza di soluzioni che, anziché contrastare, agevolino il rispetto dei termini di pagamento, senza, peraltro, gravare sui bilanci dello Stato.
Vicenza, 7 marzo 2014
- Creato il .