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Rischio di estinzione per le pmi del tessile-abbigliamento

“Raddoppiano e, in alcuni casi, si quadruplicano, solo nel primo mese del 2005, le importazioni dalla Cina di prodotti del tessile-abbigliamento. Questo dato, inequivocabilmente preoccupante, va ironicamente di pari passo con il ridicolo dazio all’esportazione posto dal governo cinese - come segno di buona volontà! - alla vendita di merci di questo stesso settore: da 0.20 a 0.50 remimbi, ovvero da poco più di due centesimi di dollaro a sei centesimi di dollaro, applicato a 148 articoli. Più che un dazio, una presa in giro, un ininfluente provvedimento che non fermerà in alcun modo l’export cinese”.

Questo il grido di allarme del presidente Ivo Spanevello, che rappresenta Uniontessile Apindustria Vicenza, categoria che conta oltre 100 piccole e medie industrie del settore, da tempo messe a dura prova da una crisi strutturale e ora minacciate dalla potenza di fuoco dell’export cinese, dopo la fine dell’accordo Multifibre.

“Dal monitoraggio in tempo reale sulle importazioni dalla Cina in Europa per 30 prodotti del tessile abbigliamento – spiega Spanevello – predisposto grazie all’intervento del Viceministro alle Attività produttive, Adolfo Urso e che egli stesso ci presentò in occasione di un convegno svoltosi a Villa Cordellina Lombardi a Montecchio nel dicembre 2004, emerge un dato che ci spinge a chiedere, con la massima urgenza, un preciso intervento del Governo: sono indispensabili provvedimenti ad hoc, in grado di garantire quanto meno la sopravvivenza delle imprese vicentine e nazionali”.

“Siamo consapevoli del fatto che non sia possibile porre dazi significativi sulle merci provenienti, in particolare, dalla Cina e dagli altri Paesi del Sud-Est asiatico - prosegue Spanevello – ma è necessario, per lo meno, creare quelle condizioni che favoriscano - e non ostacolino con espedienti di ogni tipo - l’attività delle aziende che intendono operare su questi stessi mercati. Gli imprenditori si scontrano spesso con normative locali formulate appositamente per scoraggiare le nostre vendite su quei mercati. Non solo: talvolta è difficilissimo riuscire a reperire informazioni sulle controparti estere ed è complesso poter accedere alla copertura assicurativa dei crediti, soprattutto per importi non molto elevati”.

“Come voce delle piccole e medie industrie vicentine –sottolinea Spanevello - ribadiamo la necessità che una volta per tutte l’Italia riesca a “fare sistema”, coinvolgendo tutti gli Enti pubblici e privati che forniscono servizi volti all’internazionalizzazione delle imprese, affinché gli strumenti da loro predisposti siano facilmente accessibili a tutti e che vengano adeguatamente promossi presso le aziende”.

“Molte sono le leggi che finanziano gli investimenti all’estero: allora perché non studiare finanziamenti o agevolazioni anche di tipo fiscale o contributivo a favore di chi vuol mantenere in vita le proprie aziende in Italia?”.

“ Al solito, temo che saremo costretti a fare da soli - conclude Spanevello – l’Associazione sta predisponendo, infatti, una serie di interventi ed iniziative, anche di livello nazionale, perchè si arrivi a poter verificare - e in caso contrario a poter, eventualmente, anche denunciare alle Autorità competenti - che le merci che entrano in Italia e nell’Unione Europea corrispondano ai requisiti previsti dalle norme comunitarie, sia sotto l’aspetto qualitativo sia sotto quello dei marchi e del “Made in”.

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