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Apindustria Vicenza - NO A QUESTO DECRETO SUI MANCATI PAGAMENTI

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Lettera del Presidente Flavio Lorenzin agli Associati

Caro Collega,
come avrai certamente letto sulla stampa di questi ultimi giorni, il Governo ha disposto l’attuazione della direttiva europea 2011/7 sui termini di pagamento, attraverso un decreto legislativo di prossima pubblicazione. Dovremmo esserne tutti soddisfatti e, tra tutti, noi per primi, perché il tema delle condizioni prima e dei ritardi di pagamento poi, è da tempo uno dei nostri cavalli di battaglia, anche attraverso l’elaborazione di una specifica e innovativa proposta di legge, arrivata nei mesi scorsi in commissione parlamentare.

Purtroppo, non è così, nonostante il plauso già espresso da diverse associazioni di categoria. Ancora una volta, si sono anteposti gli interessi dei grandi gruppi imprenditoriali, tradizionalmente abituati a imporre ai loro fornitori termini di pagamento a dir poco biblici, agli interessi del vero motore imprenditoriale e economico del Paese: le piccole e medie industrie. Ancora una volta, ci si è riempita la bocca con il termine “pmi” (ormai lo conoscono anche i bambini) e si è fatto l’esatto contrario di quello che si doveva fare.
Da un lato, infatti, la Pubblica Amministrazione sarà finalmente costretta a saldare i propri debiti nei confronti delle imprese nell’arco di 30, massimo 60 giorni; dall’altro, però, le norme che dovrebbero tutelare le tempistiche e la regolarità dei pagamenti tra impresa e impresa vengono ulteriormente annacquate, a favore ovviamente del “pesce più grosso”. Come dimostra una nostra indagine su 500 imprese Venete, solo una piccolissima percentuale di aziende manifatturiere vanta crediti nei confronti della pubblica amministrazione, mentre la stragrande maggioranza delle transazioni avviene fra aziende private. Questo decreto tutela una fetta di aziende, per lo più commerciali e di grandi dimensioni (come lo sono di norma i capi commessa dei lavori pubblici) in un contesto che pesa per il 3 per cento, mentre non è stata prevista alcuna garanzia in riferimento ai rapporti tra imprese manifatturiere che riguardano il 97 per cento dei crediti non riscossi.

Il Governo si è fatto bello con il recepimento della direttiva, addirittura in anticipo rispetto ad altri Paesi, con la piccola differenza che, in quegli stessi Paesi, il problema dei ritardi nei pagamenti è stato risolto imponendo, per legge, le scadenze al debitore e non lasciandole, come è stato fatto da noi, alla libera contrattazione tra le parti. Su questo tema stiamo contattando molti esponenti dei partiti, che sembrano non aver assolutamente compreso la portata negativa di questo provvedimento. Il Presidente del Consiglio Monti, nella conferenza stampa di presentazione del decreto ha affermato che il governo ha voluto tutelare quelle piccole imprese che non hanno finora abbassato la testa, mentre, questi provvedimenti, sarà proprio lui con i suoi ministri economici a fare scendere definitivamente la lama della ghigliottina.
Le nuove regole, che scatteranno per le transazioni commerciali che si concluderanno dal 1° gennaio 2013 in poi, secondo i nostri esperti fiscali, non muteranno di una virgola la pesante situazione creata da imprese, spesso subappaltatrici, che con la loro politica di vergognosa dilazione dei debiti, hanno costretto molti imprenditori a chiudere i battenti  o li hanno posti di fronte ad una forte crisi di liquidità. Solo nel settore agroalimentare si è ritenuto doveroso fissare l’improrogabilità dei pagamenti. Non si capisce perché per tutte le altre imprese debba valere una libertà contrattuale che consente, di fatto, al contraente più grosso di non sottostare ad alcun effettivo limite temporale. L’unica limitazione prevista, del tutto marginale, si verificherà se i termini stabiliti saranno “gravemente iniqui per il creditore”, con la possibilità che il Giudice, a distanza di anni, dichiari la nullità del contratto. L’accertamento dell’iniquità è rimesso però a una valutazione su “ tutte le circostanze del caso, tra cui il grave scostamento dalla prassi commerciale..”: come dire che gli attuali, scandalosi termini di pagamento rientrano comunque nella “prassi commerciale” e quindi sono equi. Insomma, oltre al danno la beffa!
Ti assicuro comunque, che nonostante il recepimento di questa direttiva, la tua Associazione continuerà nella sua lotta per ottenere, in termini di pagamenti, quella equità di condizioni che è, a nostro avviso irrinunciabile per la sopravvivenza delle nostre aziende.
Un saluto cordiale.
Il Presidente
Flavio Lorenzin

 

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