APINDUSTRIA SU DECRETO BANCHE:
«Questa novità presenta profili innovativi e di potenziale interesse – spiega il Presidente – ma altrettanto pericolosi per le imprese manifatturiere. Il rischio maggiore è che banche e istituti di credito, già al primo rinnovo fidi successivo all’istituzione del nuovo registro telematico, pretendano iscrizioni massive anche a fronte di linee di credito a breve termine. Va altresì impedito che la norma scateni una corsa ad “appropriarsi” dei beni migliori, soprattutto se in fase pre-fallimentare, “sottraendo” risorse dell’attivo dovute al restante ceto creditorio, dipendenti compresi».
Non mancano tuttavia gli aspetti positivi del nuovo Decreto: in primis il ruolo che potrebbe avere l'utilizzo del pegno non possessorio a tutela delle ragioni del fornitore che vende offrendo al proprio cliente forme di credito come pagamenti a rate o dilazionati, e sostituendosi, in un certo senso, al sistema finanziario. «Secondo Confimi - prosegue Lorenzin – tali ragioni risulterebbero ulteriormente rafforzate se abbinate alla possibilità per il fornitore che riceve un insoluto di attivare di diritto il pegno a proprio favore, per l’imponibile, e a favore invece dell’Agenzia delle Entrate, per l’Iva. Tutto ciò a fronte dell’emissione di una nota di accredito che gli consentirà di recuperare l’Iva già versata, costringendo al contempo il cessionario a riversare quella detratta con la fattura ricevuta e ulteriore sospensione della deducibilità del costo».
In quest'ultimo caso vi sarebbe un doppio beneficio anche per l’Erario, sia dal versante Iva, con la riduzione delle stock di perdite Iva da fallimenti destinato ad aumentare dal 2017, che per Irpef e Ires, con la sospensione della deducibilità del costo per il cessionario insolvente. Avanti allora con il Decreto per introdurre nuove garanzie sui crediti da fornitura, ma giù le mani della finanza dai macchinari.
Vicenza, 23 maggio 2016
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