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PICCOLE IMPRESE E MERCATO DEI CAPITALI: ANCORA QUALCHE OSTACOLO, MA GRANDI POTENZIALITA'

Vicenza, 23 ottobre 2007

Questo il messaggio del convegno organizzato oggi da Apiveneto Fidi

con il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d'America a Milano




Su una cosa sembrano concordare tutte le indagini congiunturali: la ripresa economica sta premiando soprattutto le imprese più strutturate, perché le sfide del mercato oggi richiedono risorse difficili da reperire per le piccole imprese. Queste ultime, invece, sono ancora in grado di eccellere sul mercato, ma devono rafforzarsi, anche attraverso nuove strade, e una di queste è certamente il mercato dei capitali.

E' questo il tema del convegno "Piccole imprese e mercato dei capitali: quale il modello vincente?", organizzato oggi (martedì 23 ottobre, ndr.) da Apiveneto Fidi, il Confidi delle Associazioni Piccole e Medie Imprese del Veneto (API), con il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d'America a Milano. Il programma dell'incontro - moderato da Gabriele Capolino, Direttore di MF-Milano Finanza - ha visto alternarsi autorevoli protagonisti del mondo finanziario internazionale, nazionale e locale: Filippo De Marchi, Presidente Apiveneto Fidi; Michael R. Kidwell Console per gli Affari Politico Economici del Consolato Generale degli Stati Uniti d'America a Milano; Joseph Haviv Managing member di  Protostar Partner L.L.C.; Antonio Governale, Direttore Generale MAC Mercato Alternativo del Capitale; Domenico Girardi di CF Partners in rappresentanza della Camera di Commercio di Vicenza e Giuseppe Corà di Bluedge Capital Partners.

«Il tessuto economico italiano - spiega De Marchi - è costituito da piccole e medie imprese, spesso realtà di eccellenza che occupano una posizione di forza nelle proprie nicchie di mercato e che riescono a garantire ottimi rendimenti ai propri soci ed azionisti. Eppure i grandi capitali internazionali, che rappresenterebbero un importante fattore per la crescita di questo tessuto industriale così ricco e variegato, non riescono, per motivi diversi, ad avvicinarsi in modo significativo a questa realtà, con il risultato che le nostre piccole imprese fanno sempre più fatica a competere sui mercati internazionali, proprio a causa della carenza di risorse da destinare agli investimenti strutturali e commerciali, ma soprattutto all'innovazione e alla ricerca, con inevitabili ripercussioni sulla competitività dell'intero sistema economico locale e nazionale».

I dati a questo riguardo sono eloquenti: a fronte di investimenti nel venture capital pari a circa 35 milioni di euro annui in circa 50 accordi, che vengono effettuati in Italia, la vicina Francia raggiunge i 450 milioni di Euro con 500-900 accordi, mentre la ultraliberista Gran Bretagna supera i 2 miliardi di Euro, coprendo da sola un terzo del venture capital europeo, per non parlare di Stati Uniti e Israele che rappresentano storicamente casi d'eccellenza a livello mondiale. Nemmeno il numero delle PMI quotate nei mercati regolamentati sono eclatanti: il nuovo segmento Expandi di Borsa Italiana varato nel 2003 con molte speranze ed attese proprio per favorire la quotazione delle PMI, conta solamente 35 Imprese quotate in 4 anni di attività e pochi sono i casi di successo.

«Questo ritardo, tutto italiano, ha cause sia culturali che sistemiche - prosegue De Marchi - Le nostre piccole imprese sono ancora troppe legate alla famiglia proprietaria, resistenti alla prospettiva di cedere anche solo una quota di minoranza e questo nonostante gli indubbi benefici per la crescita dell'azienda. Inoltre, molto spesso le nostre PMI appaiono sottocapitalizzate e indebitate in modo disordinato, incapaci di far emergere adeguatamente i loro valori, a differenza dei sistemi imprenditoriali di stampo anglosassone il cui obiettivo è invece la massimizzazione del valore finalizzato alla quotazione in borsa».

Eppure, considerando da una parte le potenzialità e la profittabilità delle PMI, dall'altra il loro bisogno di nuove risorse per fronteggiare i mercati internazionali, quello tra piccole imprese e mercato dei capitali sembra essere un connubio vincente: si tratta solo di superare gli ostacoli che lo frenano.

In questa prospettiva, il patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d'America a Milano conferma l'interesse con cui il mondo della finanza internazionale guarda alle potenzialità delle piccole e medie imprese venete e vicentine, che dopo avere conquistato i mercati mondiali con i propri prodotti, dimostrano ora di avere tutte le credenziali per attirare i capitali degli investitori istituzionali italiani ed esteri, con importanti benefici per la propria competitività e per quella dell'intero sistema economico locale e nazionale.

De Marchi conclude però con un monito, sottolineando la delicatezza del tema e l'esigenza per le PMI di approcciare il mercato dei capitali con la massima serietà e competenza, magari appoggiandosi alle associazioni di categoria: «In tale contesto di indubbio interesse occorre purtroppo constatare anche la presenza sul mercato di operatori che spacciano la pura speculazione per buone operazioni di "private equity", operando con criteri che nulla hanno a che vedere con i benéfici interventi finalizzati alla crescita ed allo sviluppo delle imprese, ma che si concentrano invece esclusivamente sulla massimizzazione del valore in vista del successivo realizzo, mettendo in secondo piano valori che sono le irrinunciabili fondamenta sulle quali poggia il nostro tessuto economico e sociale: valori come la solidarietà, la famiglia, il rapporto umano, la responsabilità sociale dell'impresa, la sua attenzione alle problematiche del territorio in cui opera».

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Ufficio Stampa

Raffaella M. Sgueglia

APINDUSTRIA VICENZA - Relazioni esterne e comunicazione

Tel: 0444-232230 - Fax: 0444-960835 - e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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