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CONFIMI CRESCE

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Dopo le associazioni del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna fuoriescono da Confapi ed aderiscono a CONFIMI anche quelle del Piemonte, della Liguria e del Centro Italia
L’accordo raggiunto fra Confimi, la nuova Confederazione delle Industrie Manifatturiere Italiane e le altre associazioni ex Confapi rappresenta un ulteriore passo avanti, grazie al quale il nuovo soggetto di rappresentanza può già contare su 30 mila imprese manifatturiere con oltre 500 mila addetti.

Dopo le associazioni del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna fuoriescono da Confapi ed aderiscono a CONFIMI anche quelle del Piemonte, della Liguria e del Centro Italia
L’accordo raggiunto fra Confimi, la nuova Confederazione delle Industrie Manifatturiere Italiane e le altre associazioni ex Confapi rappresenta un ulteriore passo avanti, grazie al quale il nuovo soggetto di rappresentanza può già contare su 30 mila imprese manifatturiere con oltre 500 mila addetti.

“Un risultato importante”, dichiara il Presidente di Apindustria Vicenza, Flavio Lorenzin, “che consolida l’iniziativa fortemente voluta dalla nostra Associazione che per prima ha contestato la mancanza di rappresentanza delle piccole e medie industrie e che si è prodigata nel far nascere la nuova confederazione”.

L’accordo, infatti, segna un punto importante, in primis, per tutte le associazioni che hanno abbandonato Confapi dopo che sono risultati vani i tentativi di riformare dall’interno una confederazione nazionale, sempre più autoreferenziale e avulsa dai reali problemi del mondo manifatturiero italiano, ma, soprattutto, per tutti coloro che credono che il sistema Italia non può che ripartire dal settore industriale, l’unico in grado di distribuire ricchezza alle famiglie e di trainare anche gli altri settori.

“Ora possiamo rivolgerci in modo autorevole a tutti gli interlocutori” - aggiunge il presidente Flavio Lorenzin - “siano essi rappresentanti delle istituzioni pubbliche o delle organizzazioni sindacali, per mettere al centro dell’attenzione quei problemi che costituiscono il principale freno per lo sviluppo delle nostre imprese. Problemi che sono noti a tutti, ma che attualmente non trovano soluzione, perché l’interesse prevalente è quello di salvaguardare meccanismi di rappresentanza sempre più lontani dalle aziende e dai lavoratori.”

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