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Federalismo fiscale e TASI: burocrazia batte semplificazioni 22 a zero

Ennesima follia della burocrazia italiana

Per il terzo anno consecutivo, da quando cioè nel 2012 è stata introdotta l’IMU, contribuenti e addetti ai lavori sono costretti a navigare a vista ad ogni appuntamento con le imposte locali.
Si pensava di aver toccato il fondo nel 2013 quando, fra capricci politici e demenza ministeriale, ci si è dovuti misurare con ben 4 decreti legge, relative leggi di conversione, e 2 leggi di Stabilità (quella del 2013 e del 2014). Le regole sono cambiate fino al 9 dicembre 2013 (7 giorni dalla scadenza del saldo) e chi ha goduto dei famigerati esoneri per l’abitazione principale (e dintorni) ha dovuto (ri)fare i conti pure con la “mini IMU” del 24/1/2014.
L’amara realtà, alle soglie del nuovo appuntamento del 16 giugno 2014, è pure peggiore. Con l’aggiunta della TASI le complicazioni sono aumentate a vista d’occhio. L’imposta, infatti, va pagata non solo dal proprietario ma, se diverso, anche dall’utilizzatore (inquilino, locatario, conduttore), sia esso privato o impresa.

Ennesima follia della burocrazia italiana

Per il terzo anno consecutivo, da quando cioè nel 2012 è stata introdotta l’IMU, contribuenti e addetti ai lavori sono costretti a navigare a vista ad ogni appuntamento con le imposte locali.
Si pensava di aver toccato il fondo nel 2013 quando, fra capricci politici e demenza ministeriale, ci si è dovuti misurare con ben 4 decreti legge, relative leggi di conversione, e 2 leggi di Stabilità (quella del 2013 e del 2014). Le regole sono cambiate fino al 9 dicembre 2013 (7 giorni dalla scadenza del saldo) e chi ha goduto dei famigerati esoneri per l’abitazione principale (e dintorni) ha dovuto (ri)fare i conti pure con la “mini IMU” del 24/1/2014.
L’amara realtà, alle soglie del nuovo appuntamento del 16 giugno 2014, è pure peggiore. Con l’aggiunta della TASI le complicazioni sono aumentate a vista d’occhio. L’imposta, infatti, va pagata non solo dal proprietario ma, se diverso, anche dall’utilizzatore (inquilino, locatario, conduttore), sia esso privato o impresa.

Fra i contribuenti, professionisti, associazioni e CAF è panico totale poiché i software non sono in grado di intercettare le troppe variabili deliberate dai singoli comuni. Per l’acconto di giugno si stimano circa 27 mila variabili TASI. Mediamente più di 10 per ognuno dei circa 2.200 comuni che hanno deliberato e pubblicato sul sito www.finanze.it le aliquote e le eventuali detrazioni. Per tutti gli altri comuni (ritardatari o pragmatici, fate un po’ voi) l’appuntamento con la prima rata si sposta al 16 ottobre con regole variabili a seconda che il comune arrivi o meno a deliberare le aliquote entro il 10 settembre.

Si stimano altre 68 mila variabili a cui vanno aggiunte le aliquote dell’IMU 2014 (deliberabili entro fine ottobre) toccando, così, quota 200 mila. Conteggi che gli addetti professionali (sono pochi i contribuenti in grado far da sé) devono riprendere in mano almeno 3 volte (giugno, ottobre e dicembre per il saldo), per arrivare spesso a stabilire che la TASI non è dovuta.

Considerati i vincoli massimi IMU + TASI (10,6 x mille che, per il 2014, può raggiungere l’11,4 se il comune adotta la “super” TASI), dopo aver scartabellato per qualche ora fra delibere e regolamenti (in molti comuni anche 4 o 5) arrivano a scoprire che questa imposta non la devono pagare. L’andazzo dei comuni, infatti, è quello di far pagare qualcosa sulle abitazioni principali esonerate dall’IMU (la TASI, per il 2014, può arrivare al massimo al 3,3 x mille, ma dal 2015 le briglie saranno sciolte e si potrà addirittura toccare quota 6 x mille, come con la “vecchia” IMU).

Sugli altri immobili (fra i quali quelli d’impresa), diversi dai terreni agricoli, la moda (ma non è una regola generale) è, invece, quella di azzerare la TASI e di aumentare l’IMU. Le regole della TASI sono nate a dicembre (legge di stabilità) e sono già state modificate con ben 3 decreti.

I primi chiarimenti ministeriali sono arrivati tramite FAQ (peraltro) solo in data 4 giugno e, come se non bastasse, contengono precisazioni che oltre ad eccedere il dettato normativo vanno pure in contrasto con alcune posizioni dei regolamenti comunali da poco deliberati.

I modelli di versamento, poi, li avrebbero dovuti inviare direttamente i Comuni: mission impossibile! Le soluzioni sono le più disparate. A Vicenza, ad esempio, dove la prima rata si paga già il 16 giugno i contribuenti (possessori e detentori) si devono arrangiare (certo c’è la massima disponibilità del calcolatore del sito e – nel limite del possibile - degli Uffici del Comune) e poi, entro fine anno, tutti i proprietari si dovranno misurare con l’autocertificazione al Comune dei nominativi degli occupanti (ma la dichiarazione TASI - co. 687 Legge di Stabilità - non doveva seguire le regole della dichiarazione IMU su modulo uguale per tutti entro il 30 giugno dell’anno successivo?).

Va meglio a Schio (sembra) dove il Comune, confidando nel rinvio del pagamento a dopo l’estate, ha scelto di inviare ai proprietari una scheda con i dati catastali degli immobili chiedendo la cortese integrazione – anche tramite internet – dei nomi degli occupanti non proprietari. Pure a Bassano è tutto rinviato, come a Marostica dove un avviso sul sito del Comune, oltre a rassicurare i cittadini sulla proroga post estiva, precisa che non riceveranno i modelli precompilati ma una (si spera simpatica) brochure con tutte le informazioni sul funzionamento dell’imposta (ma per la spending rewiew, all’INPS, non avevano tagliato pure l’invio del cud ai Pensionati?).

C’è poi la posizione di alcuni piccoli comuni che, in una logica di semplificazione, hanno completamente azzerato la TASI confidando chi sulla maggiorazione dell’aliquota IMU per gli altri immobili, chi (avendone la possibilità) sull’aiuto della natura (come il comune di Seren del Grappa, nel bellunese, che punta tutto sul taglio dei boschi). “Non ce l’abbiamo con i Comuni”, commenta Flavio Lorenzin, Presidente di Apindustria Vicenza, “ma con la burocrazia ministeriale alla quale non sono bastati 19 anni di ICI e 3 di IMU per capire che le regole devono essere uguali in tutto il territorio nazionale, salvo lasciare la decisione delle aliquote alle politiche locali”. Gli enti locali sono sicuramente alle prese con mille difficoltà (taglio dei trasferimenti e patto di stabilità) ma il potere regolamentare lasciato ai comuni è un fallimento che si traduce in costi e complicazioni per le imprese, i cittadini e i comuni stessi. A tre anni dall’emanazione del decreto sul federalismo fiscale (D.Lgs 23/2011), sono stati ripercorsi tutti gli errori già commessi in passato e, questa la cosa più grave, vien da pensare che tutto ciò sia volutamente orchestrato a livello centrale.


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