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SUI VOUCHER, NON FACCIAMOCI PRENDERE DALL’ISTERIA!

L’opinione di Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Vicenza
Il tema caldo di questi giorni è senza dubbio quello del lavoro accessorio, meglio noto col termine voucher, sull’onda delle statistiche che ne registrano un significativo incremento e alla luce del quesito referendario proposto dalla CGIL.
“Non escludo che il sistema dei voucher possa essere migliorato, per dare maggiori garanzie ai lavoratori, – sostiene Flavio Lorenzin – ma per favore, non facciamoci prendere dal panico, tentiamo di ragionare a mente fredda. E soprattutto, non facciamone ogni volta un pretesto da campagna elettorale. La regolazione del mercato del lavoro deve avere stabilità, non può cambiare ogni sei mesi.”
Il ragionamento del leader delle PMI vicentine, parte dalla constatazione che la disciplina dei voucher è stata rivista solo tre mesi fa e proprio con l’intento di contrastare gli abusi, introducendo una comunicazione obbligatoria per tracciare l’utilizzo dei buoni-lavoro ed evitare che a questi siano affiancati pagamenti in nero. “Sarebbe buona cosa applicare le norme che ci diamo e valutarne l’efficacia in un tempo ragionevole, prima di introdurne di nuove”, puntualizza Lorenzin. Va peraltro messo in luce che la norma di legge già prevede accorgimenti e limitazioni nei settori economici tradizionali, per evitare la precarizzazione del lavoro: agli imprenditori e ai professionisti è infatti vietato erogare voucher per più di 2.000 Euro annui nominali allo stesso lavoratore, quando il limite generale è di 7.000. In effetti, anche il più recente intervento correttivo va nella stessa direzione, prevedendo la comunicazione obbligatoria solo per imprenditori e professionisti.
“E’ una situazione paradossale - commenta Lorenzin – che nessuna limitazione sia posta alle Pubbliche Amministrazioni, mentre si moltiplicano le notizie sull’utilizzo dei voucher nei Comuni e nella Sanità, con tanto di bandi pubblici. Anche questa volta c’è il rischio di dover constatare che il datore di lavoro pubblico è più disinvolto di quello privato”.
Va poi ricordato che lo strumento dei voucher è stato introdotto proprio per fare emergere dal nero talune prestazioni lavorative marginali e temporanee; se si presta a comportamenti illeciti, vanno trovate le opportune soluzioni, ma evitando di buttare via il bambino insieme con l’acqua sporca: questo è infatti l’effetto che produrrebbe l’iniziativa referendaria della CGIL, che si propone di spazzare via l’intera disciplina.
“Se il problema è evitare la destrutturazione dei contratti di lavoro tradizionali, quantomeno nel settore manifatturiero, – chiosa infine Lorenzin – mi sento di fare una proposta ai nostri interlocutori: perché non rivalutare il lavoro intermittente o a chiamata? Per quanto anch’esso sia inviso a larga parte del mondo sindacale, ritengo che a parità di condizioni o di rischi di abuso, il lavoro a chiamata avrebbe il pregio di garantire ai lavoratori inquadramenti contrattuali e trattamenti economici analoghi a quelli dei lavoratori in forza nelle aziende; al netto ovviamente dell’intrinseca flessibilità di questo istituto. Ma se si vuol tornare ad ingessare il mercato del lavoro, il risultato potrebbe rivelarsi un boomerang, ossia il ritorno all’immersione nel lavoro nero. Per parte mia, continuo a preferire la flessibilità regolata al lavoro nero”.

Vicenza, 9 gennaio 2017
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