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GOVERNO, ECCO LE ISTANZE DI APINDUSTRIA CONFIMI VICENZA

Il Presidente Flavio Lorenzin “Il futuro ha bisogno dell’impegno diretto di noi industriali
”Durante la nostra Assemblea Nazionale, dall’eloquente titolo “L’Industria scende in pista”, tenutasi a all’autodromo di Monza lo scorso 15 ottobre, il Presidente nazionale di Confimi Paolo Agnelli ha toccato alcuni temi che il Vice premier Salvini, ospite della convention, ha definito “politicamente scorretti”. Su alcuni di questi vorrei soffermarmi, perché rappresentano da tempo dei capisaldi delle nostre istanze come Confederazione.
Tassazione a valle, non a monte!
Attualmente le imprese subiscono una forte pressione fiscale a monte del sistema produttivo. Le tasse incidono sulle nostre imprese per circa il 65,5% degli oneri totali, ma è assurdo che, di fronte a questo livello di pressione fiscale, vi siano costi sacrosanti per un’azienda (es. telefoni, auto) non deducibili, e altrettanto scandalosa è l’indeducibilità di parte degli interessi sostenuti per gli investimenti sui quali grava ancora l'Irap.Noi pensiamo che andrebbe fatto esattamente il contrario, al fine di rendere competitivi i nostri prodotti per l’esportazione.Per lo stesso principio, riteniamo che sia indifferibile distinguere gli immobili speculativi da quelli produttivi riducendo drasticamente il carico impositivo su questi ultimi.
Il capannone è la casa dell’impresa ma a differenza delle abitazioni civili il capannone è un fattore produttivo, e non speculativo, in cui lavora l’imprenditore con i propri dipendenti. Nonostante questo il capannone viene (tar)tassato almeno 5 volte: con l’IMU (il cui carico, dal 2012, è pressoché raddoppiato); con la TASI; con l’indeducibilità dell’80% dell’IMU ai fini IRES/Irpef; con l’indeducibilità dell’IMU ai fini Irap; con l’indeducibilità (ai fini IRES/Iref ed IRAP) del valore del suolo/terreno su cui sorge l’immobile.Riteniamo che alcune misure avrebbero, peraltro, un impatto positivo sia sulla bilancia commerciale che sulle entrate per l’Erario. Una soluzione win-win che può e deve essere valutata dal Governo se si vuole evitare che il tessuto produttivo nazionale muoia per asfissia. Le principali misure che evidenziamo sono:
  • l’eliminazione della disciplina sull’indeducibilità degli interessi passivi eccedenti il 30% dei ROL
  • l’eliminazione dell’indeducibilità IMU immobili produttivi
  • l’eliminazione definitiva dell’IRAP
  • la deducibilità a livelli dignitosi dei costi autovetture e telefoni per uso aziendale
Tempi di pagamento e insoluti
La questione dei tempi di pagamento è stato oggetto a più riprese di proposte anche da parte della nostra Associazione, con l’obiettivo di armonizzare le prassi italiane a quelle adottate nei paesi più virtuosi dell’area Euro. Purtroppo gli interessi di pochi hanno annacquato il recepimento della normativa europea che avrebbe portato, nel giro di pochi anni, a tempi di pagamento degni di un paese civile. A questo aggiungiamo il tema degli insoluti.
Riteniamo inaccettabile dover aspettare la fine di un fallimento per recuperare l’IVA sui crediti insoluti.
Abbiamo presentato una proposta di “autogestione” che, senza nessun onere per l’Erario, permetterebbe di eliminare alla radice questo rischio, favorendo al contempo il rispetto dei tempi di pagamento concordati.
Dazi eticiSui dazi permettetemi un piccolo affondo.
I dazi non sono una parolaccia, ma l’Europa stessa li applica su determinati prodotti e protegge alcune materie. Certamente le dinamiche che li regolano sono sia politici sia commerciali.Ritengo però ancora più che valida una proposta che, come Apindustria, lanciammo ormai oltre un decennio fa: applichiamo i dazi ai prodotti provenienti da tutti quei Paesi che producono in spregio alla dignità dei lavoratori e dell’ambiente in cui operano. Pensiamo ad esempio all’uso sistematico di manodopera infantile o all’uso coatto di forza lavoro ridotta in condizioni di semi-schiavitù; pensiamo a fabbriche che inquinano l’aria e la terra, dimenticando che, pur trovandosi dall’altra parte del mondo, sono elementi che appartengono a tutta l’umanità. Se le esigenze elencate prima venissero soddisfatte anche solo parzialmente, le aziende potrebbero crescere ed incrementare l’occupazione. Anche se può sembrare uno slogan, basterebbe che ogni impresa avesse le risorse per assumere “mezza persona” per arrivare ad una situazione di disoccupazione virtualmente azzerata.Riprendendo il titolo dell’Assemblea, l’industria deve scendere in pista perché è ora che gli industriali che rappresentano l’economia reale guardino fuori dal proprio stabilimento, perché è fuori da quello stabilimento che si disegna il loro ed il nostro futuro.
Un futuro che ha bisogno dell’impegno diretto di noi industriali.
La Politica prova a consegnarci ricette per la crescita e per il lavoro che dimostrano, nella maggior parte dei casi, una scarsa conoscenza del nostro mondo.Crescita e lavoro sono stati descritti giustamente come obiettivi primari per la salute economica del nostro Paese da tutti i governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio.Purtroppo però sono state somministrate ricette per creare posti di lavoro attraverso modifiche di norme giuslavoristiche su assunzioni e su licenziamenti e abbiamo assistito a infiniti dibattiti sullo 0 virgola di crescita o di deficit/PIL.Quello che è certo è che negli ultimi 10 anni hanno chiuso i battenti quasi 750 mila imprese in Italia, un patrimonio di conoscenze e competenze perso per sempre.
Nei suoi 6 anni di vita Confimi Industria ha visto succedersi 5 governi e ha visto varare leggi e normative che, con rare eccezioni, si sono dimostrate inutili per creare sviluppo.
Inutili perché il lavoro non si crea per decreto, ma si può a volte distruggere per legge.
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