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CONFIMI INDUSTRIA IN AUDIZIONE SU DL CRESCITA

"Buone alcune misure ma per quelle sui pagamenti fra le imprese serve maggiore incisività"

“Nel decreto crescita vi sono alcune misure concrete e altre che rappresentano solo buone intenzioni”, questo il commento di Flavio Lorenzin – presidente Apindustria Confimi Vicenza e Vicepresidente Confimi Industria con delega ai rapporti con Fisco e PA – che auspica correttivi in sede parlamentare al fine di rendere incisive anche alcune misure che diversamente rischiano di rimanere meri “desiderata”. Fra le considerazioni di Confimi Industria presentate in audizione presso le Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera vi sono le seguenti.

Termini di pagamento tra le imprese.
In linea di principio non possono che esservi apprezzamenti per la ricerca di misure mirate a promuovere il rispetto dei termini di pagamento ma quelle contenute nell’articolo 22 del decreto (indicazione nei bilanci sociali dei tempi medi di pagamento e degli eventuali ritardi medi fra pattuito e praticato) rischiano di rivelarsi misure scarsamente incisive. Confimi ha proposto, al riguardo, una soluzione alternativa (e innovativa) che, attraverso l’istituto delle note di variazione in fatturazione elettronica consenta al fornitore il recupero immediato dell’Iva in caso di insoluto. Tale procedura – monitorata dall’Agenzia delle Entrate anche attraverso verifiche mirate – obbliga il cliente inadempiente - a riversare all’Erario l’Iva già detratta ancorché in mancanza del pagamento della fattura. Trattandosi di una proposta limitata al mercato B2B non sarebbe necessarie coperture economiche e il monitoraggio dell’Agenzia delle entrate fungerà da deterrente per il rispetto dei termini riducendo, nei fatti, l’entità degli insoluti di circostanza. 
Fatturazione elettronica, Intrastat ed esterometro
Rimanendo in tema di fatturazione elettronica Confimi Industria ha suggerito l’introduzione di una norma che, in relazione alle operazioni intracomunitarie, sostituisca l’intrastat con la FE e l’esterometro. In merito all’esterometro accogliamo con apprensione – a fine maggio è in scadenza l’adempimento di aprile - l’annuncio del capogruppo M5S sull’intenzione di rivedere la periodicità oggi mensile (su questo tema Confimi  e ANC, lo scorso 2 maggio, hanno denunciato il fatto che dal PDL semplificazioni è stato stralciato l’emendamento che si riprometteva di posizionare quantomeno trimestralmente la scadenza diversamente mensile).  
Misure per gli investimenti
Considerazioni positive e apprezzamenti per il ripristino da aprile del super ammortamento e per la rimodulazione della mini-Ires che – come Confimi aveva già anticipato nell’audizione alla legge di bilancio 2019 – si presentava troppo complessa dal punto di vista gestionale, cosi come per la semplificazione della Sabatini che al momento è solo vittima della scarsità delle risorse allocate. Apprezzamento anche per l’aumento della deducibilità dell’IMU relativa agli immobili strumentali che ci auguriamo di vedere quanto prima ripristinata in misura integrale trattandosi, per chi nell’immobile ci lavora, del costo di un fattore produttivo. 
Altre richieste
Tra le perplessità avanzate vi è la ritenuta dell’8% sulle detrazioni fiscali che ormai serve solo per far cassa alle spalle delle imprese. Con l’introduzione della fatturazione elettronica infatti viene meno il controllo dell’attuale ritenuta dell’8% applicata dalle banche sui bonifici che riconoscono le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, creando così situazioni di credito permanente nei confronti dell’erario. Situazione che tra l’altro contribuisce a creare ancora più disparità tra gli operatori economici nostrani e stranieri: solo le imprese italiane infatti sono tenute al versamento della ritenuta.E’ seguita la richiesta di maggiorazione dell’ammortamento non solo dei beni strumentali ma anche degli investimenti pubblicitari in termini di pubblicità esterna che intervenendo nella promozione dei prodotti e/o servizi sul territorio da una parte favoriscono l’incremento dei consumi, dall’altro stimolano la domanda interna vedendo coinvolti maggiormente le imprese che promuovono questi beni e servizi.Infine un invito a rivedere la misura è stato formulato in merito alle criticità per le PMI generate dall’abbassamento dei parametri in base ai quali scatta l’obbligo di nomina dell’organo di controllo nelle PMI: l’ obbligo scatta se per 2 esercizi consecutivi si è superato almeno 1 dei 3 limiti: un attivo stato patrimoniale di € 2.000.000, ricavi di vendite/prestazioni di € 2.000.000 e un numero di dipendenti occupati in media nell'esercizio pari a 10 unità.
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