Congiuntura: tiene l’occupazione, ma le imprese soffrono

Il presidente Mariano Rigotto: «Il lavoro mediamente non manca, ma si assottiglia progressivamente il portafogli ordini, per cui diventa molto difficile programmare».
È una lunga striscia di segni negativi quella che emerge dall’indagine congiunturale che ha coinvolto un significativo campione di aziende associate ad Apindustria Confimi Vicenza. Il che non fa che confermare le fosche previsioni fatte dagli imprenditori vicentini alla fine del 2024. La metà degli imprenditori rispondenti è a capo di aziende metalmeccaniche, il restante è spalmato sulle varie categorie merceologiche, dalla plastica alla chimica, dal legno all’oreficeria all’edilizia.
Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a tenere sono l’occupazione e gli investimenti, con questo ultimo indicatore che era già molto rallentato nel 2024; per il resto questi primi sei mesi del 2025, rispetto al consuntivo dello stesso periodo dello scorso anno, fanno segnare un – 0.8% per il fatturato, - 2% per la produzione, - 2,3% per gli ordinativi e un pesante - 4% per gli ordini dall’estero. Dato, quest’ultimo, estremamente preoccupante, non solo perché le aziende di Apindustria Confimi concorrono a far sì che Vicenza sia la terza provincia esportatrice d’Italia, ma in quanto il report non risente ancora delle conseguenze dell’aumento dei dazi voluto dagli Stati Uniti.
Su questo punto il presidente di Apindustria Confimi, Mariano Rigotto, ribadisce come la continua sensazione di incertezza, che ha caratterizzato questa prima parte dell’anno, sia uno degli elementi che più danneggiano le imprese: «Il lavoro mediamente non manca – sottolinea – ma assistiamo ad un progressivo assottigliamento dei portafogli ordini, dovuto anche alla questione dazi, per cui diventa molto difficile programmare: molte aziende si trovano ad operare mese per mese, o quasi».
Questo si riverbera non solo sull’occupazione che ha fatto segnare un – 0,3%, ma anche sul ricorso agli ammortizzatori sociali: ne ha fatto richiesta il 18,6% dei rispondenti, mentre il 16,5% ritiene che li richiederà nella seconda parte dell’anno. «Anche se la richiesta di Cig è preoccupante – precisa Rigotto -, questo non significa che la Cassa integrazione verrà effettivamente utilizzata: certo, è un segnale di cui dobbiamo tenere conto».
Sul fronte previsionale, mettendo a confronto gli ultimi sei mesi del 2024 e quelli del 2025, le sensazioni degli imprenditori sono più positive. Rimangono i segni negativi, ma sono meno accentuati: le previsioni sugli ordini dall’estero si riducono dal -4% al – 1%; gli ordini in generale sono sotto dell’1,4%; la produzione dello 0,2% e la produzione dello 0,7%. Guardando ai dati positivi, il balzo è negli investimenti +2,2% e nell’occupazione +1,3%. A tal proposito, entro la fine dell’anno il 42% delle imprese ha dichiarato che intende effettuare nuove assunzioni. L’83,7% del campione continua a segnalare difficoltà nel reperire personale “idoneo” alle proprie necessità. I profili ricercati sono soprattutto tecnici di produzione, addetti alla R&S, alla qualità, controller, progettisti. Poco più di un terzo (38%) di chi intende assumere cerca anche profili più operativi (operai generici, addetti alla logistica).
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