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CONFIMI INDUSTRIA: Stoppare subito la 'Delirium' Payment Withholding Tax, nuova anticipazione di cassa sulle imprese. Complicazioni all'orizzonte

Confimi Industria chiede di sospendere la nuova payment withholding tax prevista dagli emendamenti governativi alla Legge di Bilancio 2026 approvati dalla Commissione Bilancio del Senato, che introduce dal 2028 una ritenuta dello 0,50%, destinata a salire all’1% dal 2029, sui pagamenti relativi a corrispettivi “per le prestazioni di servizi e le cessioni di beni effettuati nell’esercizio di imprese”effettuati da soggetti residenti/stabiliti (essenzialmente B2B). 

Le motivazioni addotte per l’inserimento di questa misura ovvero “potenziare la base informativa a disposizione per lo svolgimento dell’attività di analisi del rischio” non possono essere assolutamente condivise. In altre parole, secondo Confimi,  il provvedimento servirebbe a contrastare l’evasione su documentati da fatture elettroniche potrebbe essere perseguita con attività ordinaria.

“La misura - spiegano Confimi in una nota -  rischia di complicare eccessivamente la gestione dei pagamenti e incidere negativamente sulla liquidità delle aziende fornitrici, soprattutto delle piccole e medie imprese che operano nel mercato interno, che,  ancora una volta, fungerebbero da bancomat per lo Stato. La relazione tecnica del Governo stima un recupero effettivo di gettito pari a circa 300 milioni di euro, mentre la liquidità che verrebbe anticipatamente trattenuta al sistema produttivo - secondo alcune stime - potrebbe raggiungere i 30 miliardi di euro; una sproporzione che richiede una riflessione più attenta sull’impatto reale della disposizione. Se lo Stato è in difficoltà di liquidità, chi dice che le imprese a loro volta abbiamo sempre liquidità a disposizione?”

“Le imprese manifatturiere italiane - continua Confimi - già operano in condizioni di forte svantaggio competitivo, schiacciate da costi dell’energia fuori mercato, da un livello di tassazione e di costo del lavoro tra i più elevati in Europa e da un quadro regolatorio sempre più complesso. In questo contesto, non è accettabile introdurre ulteriori anticipazioni di cassa . 

Anche perché la formulazione della norma appare molto ampia e potrebbe coinvolgere situazioni paradossali (letteralmente non sono esclusi - infatti - nemmeno i corrispettivi documentati dai registratori telematici), generando complessità operative e incertezze gestionali per le imprese chiamate ad applicare la ritenuta.

“A ciò si aggiunge una differenziazione di trattamento: soggetti come i forfettari, gli aderenti alla cooperative compliance o al concordato preventivo biennale risulterebbero esclusi dall’obbligo, creando situazioni non pienamente condivisibili  e aumentando, ad ogni buon conto, gli oneri interpretativi per i sostituti d’imposta. Una situazione che non può essere accettabile e che va fermata anche perché il rischio è di entrare in un tunnel senza ritorno”.

Confimi Industria ricorda come esperienze passate abbiano dimostrato che strumenti fiscali nati come temporanei o limitati possano nel tempo trasformarsi in oneri permanenti e crescenti.  

“Si rammentano a titolo esemplificativo - prosegue -  l’acconto Iva introdotto a fine dicembre 1991 inizialmente 66% oggi 88%; gli acconti in autotassazione che per l’Ires nel 2013 hanno toccato addirittura quota 102,5% (oggi 100%), la ritenuta bonifici speciali partiti con il 4%, diventato 8% e da marzo 2024 11%; lo split payment introdotto nel 2015 che doveva scomparire con l’arrivo dal 2019 della fatturazione elettronica ma che è ancora oggi saldamente operativo per tutte le forniture (non in reverse charge) verso la pubblica amministrazione e relative collegate”.

Per questo motivo Confimi Industria boccia senza mezzi termini questa misura. La manovra ormai è decisa, ma questa novità è da rivedere.


 

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