Rapporto Internazionalizzazione Regione Veneto
- Creato il .
Registrati per leggere il seguito …
Come di consueto, Apindustria Vicenza sottopone alle imprese associate il periodico questionario teso a fotografare la realtà produttiva locale.
Apindustria Vicenza presenta l'indagine congiunturale relativa al I semestre 2007
LE PMI VICENTINE CRESCONO ANCORA, MA PIU' LENTAMENTE.
E PER IL FUTURO PREVALE LA PRUDENZA
Sergio Dalla Verde: «Le piccole imprese sono le più fragili, ma da esse dipende una parte significativa del PIL, delle esportazioni e della forza lavoro del Paese.
L'associazione è al loro fianco per rafforzarne la crescita e l'espansione»
Il campione. L'indagine congiunturale di Apindustria Vicenza ha coinvolto 245 industrie vicentine, prevalentemente PMI fino a 50 dipendenti, scelte in modo da rappresentare tutti i principali settori produttivi del territorio. Complessivamente il campione occupa 4.200 addetti con un giro d'affari di oltre 900 milioni di euro.
____________________
Il 2006 si era concluso con segnali incoraggianti, grazie a indicatori di crescita abbastanza generalizzati che lasciavano presagire l'inizio di un nuovo ciclo economico espansivo, ma il primo semestre del 2007 non ha rispettato del tutto queste attese. La crescita infatti continua, ma con intensità ridotta; a beneficiarne, inoltre, sono solo alcuni settori, e soprattutto le imprese di dimensioni medio-grandi, così gli imprenditori vicentini guardano al futuro con maggiore prudenza rispetto a sei mesi fa.
Queste, in sintesi, le indicazioni contenute nell'indagine congiunturale di Apindustria Vicenza, relativa al primo semestre dell'anno e presentata oggi (3 ottobre, ndr.) presso la sede provinciale.
Il Presidente Sergio Dalla Verde, nel commentare i dati, ha fatto presente come «Si conferma la fragilità delle aziende sotto i dieci dipendenti nell'attuale contesto di mercato. Del resto è il loro ruolo stesso nel mercato a esporle a maggiori rischi in caso difficoltà: congiunturali: tradizionalmente infatti esse dipendono maggiormente dalla domanda interna e svolgono un ruolo di cuscinetto, di compensazione rispetto alla variabilità del mercato. Quando gli indicatori congiunturali sono negativi o indicano una maggiore prudenza, si può verificare che aumenti la produzione ma non il fatturato: questo significa che le aziende producono in casa quello di cui hanno bisogno e che di solito invece ordinano a terzi. Le prime a risentire di una flessione della domanda sono proprio le imprese più piccole. Si impone, quindi, una seria riflessione su come rendere più forti e indipendenti queste ultime, e ritengono che questo possa avvenire sostenendo la loro crescita dimensionale. Gli strumenti, del resto, esistono, come, ad esempio, i consorzi, e Apindustria Vicenza è al fianco delle piccole imprese anche nell'aiutarle a scoprire come crescere senza perdere la propria identità».
Ordinativi, produzione e fatturato
A livello aggregato, l'andamento di ordinativi, produzione e fatturato evidenzia una tendenza favorevole, con una crescita, rispetto al semestre precedente, che si registra tra il +7% e il +8%. Rispetto al secondo semestre del 2006, va sottolineata la performance della produzione (la precedente rilevazione aveva evidenziato una crescita del 4%), mentre il fatturato sembra rallentare (sei mesi fa era cresciuto quasi del 10%).
Complessivamente, le indicazioni sono senz'altro positive, anche se l'andamento divergente tra fatturato e produzione evidenzia una continua riduzione dei margini di profitto, come confermato da ulteriori e più specifiche rilevazioni.
Una prima sorpresa arriva dall'analisi degli ordini: dopo un periodo in cui in molti settori la crescita dei mercati esteri ha compensato la stagnazione della domanda interna, negli ultimi mesi è stata proprio quest'ultima a dare i segnali di maggiore vivacità, con un aumento degli ordinativi dall'Italia pari al 47,4% (erano cresciuti del 44,7% nella precedente rilevazione). Per quanto riguarda i mercati esteri, anche qui si evidenzia un andamento positivo, ma con un ritmo meno sostenuto: gli ordinativi dai Paesi dell'Unione Europea sono in crescita per il 33% delle imprese contro il 36% dello scorso semestre, mentre rispetto ai mercati extra-Ue le imprese dichiarano una crescita del 38%, in linea con la precedente rilevazione.
Occupazione
La crescita della produzione e degli ordini fatica tuttavia a tradursi in una crescita significativa dell'occupazione: l'andamento segnalato dalle imprese intervistate nel complesso è stazionario, mentre nello scorso semestre l'andamento occupazionale aveva segnato un aumento, seppure in misura relativamente contenuta, del +1,6%.
Dietro questa situazione di immobilismo, naturalmente, si nascondono le tendenze differenti e specifiche dei diversi segmenti, ma anche una differenziazione per classi di imprese. Gli andamenti occupazionali, infatti, sono correlati positivamente con la dimensione delle aziende: in quelle più grandi si registra un certo aumento del numero di occupati, mentre in quelle più piccole la situazione occupazionale risulta più statica, se non addirittura in diminuzione.
La tendenza più favorevole per le imprese di dimensione medio-grandi è confermata anche dagli altri indicatori, quali gli ordinativi, la produzione e il fatturato. Per le imprese più piccole - quelle con non più di 10 addetti - tutti questi indicatori sono stazionari o in (leggera) diminuzione; per le imprese di dimensione intermedia (10-49 addetti), invece, l'andamento occupazionale resta stazionario mentre gli indicatori relativi agli ordinativi, produzione e vendite sono abbastanza positivi (con variazioni comprese fra il 5% ed il 7%); infine, per le imprese oltre i 49 addetti queste ultime variazioni sono sensibilmente amplificate (superano il +13%) ed anche per l'occupazione si registrano risultati positivi, con variazioni rispetto al semestre precedente superiori al +3%.
Investimenti
La quota di imprese che dichiarano di aver effettuato investimenti nel corso del primo semestre del 2007 è, nel totale dei settori intervistati, pari al 60,8% dei casi, contro il 70,9% registrato nella scorsa rilevazione. Si registra, dunque, un certo raffreddamento delle attività in investimenti da parte delle imprese, che in parte comunque può avere natura ciclica dato che nel semestre precedente erano stati invece registrati livelli sensibilmente più elevati. I settori maggiormente interessati dalla presenza di investimenti sono il legno-mobilio (67% delle imprese) e l'edilizia (73%), mentre per il metalmeccanico questa propensione scende al 64% dei casi (nella precedente rilevazione invece il settore metalmeccanico aveva registrato una propensione all'investimento da parte dell'80% delle imprese del settore). Anche per l'orafo si registra un deciso ridimensionamento degli investimenti: sono coinvolte il 52% delle imprese, contro il 76,3% nello scorso semestre. Come per le precedenti rilevazioni, si registra una sensibile associazione diretta fra la dimensione di impresa e la propensione all'investimento: al crescere della dimensione di impresa aumenta anche la percentuale di imprese che dichiarano di avere effettuato investimenti. Questo spiega, anche, il miglior andamento di quelle aziende che hanno sempre continuato ad investire, innovandosi e cercando di essere sempre più competitive.
Profitti, costi e prezzi
L'analisi sulla profittabilità dei settori di appartenenza delle imprese, effettuata sulle risposte fornite riguardo alle variazioni dei prezzi di vendita dei prodotti, dei costi di produzione e dell'utile lordo, conferma i segnali di difficoltà, almeno per quanto riguarda il segmento delle imprese più piccole e dei settori maggiormente in difficoltà, a causa soprattutto di una aumentata difficoltà di adeguare i prezzi di listino, nonostante non vi siano pressioni di rilievo sui costi di produzione.
Questi ultimi, infatti, sono in aumento nel 55,3% delle imprese (una percentuale leggermente più bassa rispetto a quella rilevata nelle tre precedenti indagini congiunturali), mentre i prezzi si adeguano nel 29,2% delle imprese (contro il 35% della precedente rilevazione). Di conseguenza l'utile lordo è in crescita solo nel 18,2% delle imprese (contro il 24% di sei mesi fa), mentre nel 25% dei casi si registra una contrazione e nel 56,8% dei casi invece resta invariato.
A livello settoriale, per quanto riguarda il manifatturiero la situazione appare positiva nel metalmeccanico, dove si registra una crescita quasi del 13% per ordinativi e fatturato ed un aumento dell'11% della produzione e nella chimica-gomma-plastica (+20% per ordinativi e fatturato e + 23% per la produzione). Per entrambi questi settori gli aumenti registrati da questi indicatori sono sensibilmente superiori ai corrispondenti andamenti, sempre positivi, registrati sei mesi fa (allora erano dell'ordine compreso fra il +5% ed il +10%). Nel settore del legno-mobilio si registra un andamento positivo anche se di entità più contenuta, con variazioni positive di ordinativi, produzione e fatturato comprese fra il +2 ed il +3% (sei mesi fa invece lo stesso settore registrava risultati stazionari o in leggera diminuzione).
Gli andamenti dei settori tessile-abbigliamento-calzature e orafo risultano, invece, decisamente negativi ed in controtendenza rispetto ai risultati registrabili sei mesi fa, che lasciavano invece sperare in una certa ripresa, o perlomeno riduzione delle tensioni negative, dei settori. Per il tessile-abbigliamento-calzature infatti diminuiscono di oltre sei punti percentuali sia gli ordinativi che il fatturato, mentre la produzione rimane stazionaria; per l'orafo invece si registra una simile riduzione per quanto riguarda gli ordinativi e la produzione, mentre il fatturato, evidentemente legato al costo dell'oro, resta stazionario. Il comparto residuale delle altre imprese manifatturiere registra performance positive, anche se con un'intensità inferiore rispetto a quelle del metalmeccanico e della chimica-gomma-plastica (le variazioni percentuali sono infatti comprese fra il +8 ed il +10%). Per quanto riguarda gli altri comparti, per l'edilizia si regista un quadro del tutto stazionario mentre i servizi mostrano andamenti relativamente positivi, con crescite del 6,4% per gli ordinativi, del 4,3% per la produzione e del 7,7% per il fatturato.
Dalla lettura dei dati si possono evincere molti motivi, quindi, per una previsione più cauta per il prossimo semestre: la difficoltà ad esportare a causa dell'euro forte, la crescita dei costi a fronte di un minore adeguamento dei listini - che continua ad erodere i margini di guadagno - un sempre maggiore frazionamento degli ordini, e una forte difficoltà finanziaria, in particolare negli incassi. Tuttavia l'andamento degli investimenti denota una buona propensione all'innovazione in quanto, anche nei momenti più difficili, le aziende non hanno mai smesso di investire.
Quanto alle previsioni espresse dal campione, rispetto agli indicatori presi in esame (cioè livelli degli ordinativi, produzione, produzione ed occupazione) resta circoscritta la quota di coloro che prevedono diminuzioni (al massimo sono il 14,5% degli intervistati, in corrispondenza al dato del fatturato interno) oppure di coloro che non sono in grado di fare previsioni (al massimo sono il 10% degli intervistati, in corrispondenza alla previsione del dato relativo agli ordinativi extra-Ue).
Pur tuttavia si registra una generalizzata diminuzione del numero degli "ottimisti", cioè di coloro che prevedono una crescita dei vari indicatori considerati anche per il secondo semestre 2007, a fronte di sensibili aumenti del peso di coloro che prevedono una stazionarietà di tali andamenti. Per gli ordinativi totali (interni+esteri) la percentuale di imprese che prevede aumenti è infatti del 32,7% del totale, mentre sei mesi fa la quota corrispondente era del 37,6% dei casi; la produzione è prevista in aumento dal 32,7% dei casi, contro il 35,5% di sei mesi fa; il fatturato è previsto in aumento dal 33,2% dei casi, contro il 39,5% di sei mesi fa ed infine l'occupazione è prevista in aumento dal 16,3% dei casi, contro il 19,5% di sei mesi fa. Si tratta di differenze non molto rilevanti dal punto di vista numerico, ma comunque neppure trascurabili, che da un lato confermano le ipotesi appena avanzate riguardo le dinamiche occupazionali per classe dimensionale delle imprese e dall'altro contribuiscono a "raffreddare" in una certa misura le aspettative maggiormente positive che gli imprenditori sembravano propensi ad avanzare sei mesi fa.
Le conclusioni del presidente
«Come abbiamo sottolineato poco sopra, le piccole imprese sono le più fragili - conclude Sergio Dalla Verde - ma da esse dipende gran parte del PIL, delle esportazioni e della forza lavoro del Paese. Per questo motivo crediamo che il mondo della politica debba ascoltare e comprendere le loro legittime esigenze di riforma. In passato è venuta a mancare proprio questa capacità di dialogo tra piccole imprese e classe dirigente: Apindustria si sta impegnando attivamente per cambiare le cose, svolgendo attivante il proprio ruolo di portavoce e intermediaria».
Con questo obiettivo, infatti, negli ultimi mesi l'Associazione ha presentato ai più importanti esponenti delle principali forze politiche un documento programmatico nel quale sono indicate le priorità di riforma del sistema-Paese. Molti - e tutti di grande importanza per le piccole imprese - i temi affrontati: la necessità di implementare quanto prima un sistema fiscale più equo; una rete di servizi di sostegno all'internazionalizzazione che sia anche a misura delle piccole imprese; regole chiare sull'importazione dei prodotti, ponendo fine al fenomeno della concorrenza; un dialogo finalmente proficuo tra il mondo dell'università e della ricerca e le imprese; una riforma del lavoro improntata ad una maggiore flessibilità e una struttura normativa che favorisca l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Rientra nell'ambito di questo programma di confronto con le Istituzioni e i partiti anche il progetto "Filò... la politica si racconta", che prevede sei incontri tra i piccoli imprenditori vicentini e importanti esponenti della politica. Il prossimo appuntamento è in programma il 15 ottobre con l'On.le Daniele Capezzone, sul tema "Fisco e Burocrazia: la svolta necessaria per una vera ripresa".
------------------
Ufficio Stampa
Raffaella M. Sgueglia
APINDUSTRIA VICENZA - Relazioni esterne e comunicazione
Tel: 0444-232230 - Fax: 0444-960835 - e-mail:
30 gennaio 2008
I risultati dell'indagine congiunturale relativa al II semestre 2007 e le previsioni per il 2008
FRENA LA CRESCITA DELLE PMI VICENTINE E AUMENTA L'INCERTEZZA SUL FUTURO
Il rallentamento della domanda interna e di alcuni mercati esteri strategici impedisce
una crescita apprezzabile e frena gli investimenti delle imprese
La crescita delle imprese continua a rallentare e l'avvio di una nuova fase espansiva del sistema produttivo appare ancora lontano: l'indicazione emerge dall'indagine congiuntura di Apindustria Vicenza relativa al II semestre 2007 e alle previsioni per i primi mesi del 2008. Certo, i principali indicatori economici evidenziano ancora un segno positivo, ma l'entità di tali incrementi non è particolarmente significativa, né uniforme. In particolare, se il settore metalmeccanico registra performance ancora positive, seppure meno eclatanti rispetto al passato, altri comparti presentano andamenti in diminuzione o stazionari, con l'unica eccezione del dato degli ordinativi dell'orafo, che finalmente ritorna ad essere positivo e lascia ben sperare per il futuro.
Tutta colpa della debolezza della domanda interna, ma anche delle difficoltà riscontrate in alcuni importanti mercati esteri, soprattutto in quelli esterni all'Unione Europea, anche per effetto dell'apprezzamento dell'euro sul dollaro. D'altra parte i dati sono in linea con quanto emerge a livello nazionale ed europeo: l'Italia, come altri paesi, sta attraversando un momento di rallentamento e - a detta di alcuni - a rischio recessione, anche a causa della debolezza dell'economia americana, della crisi del credito e degli scossoni sui mercati azionari,
Questo clima di prudente attenzione non intacca fortunatamente l'occupazione, che rimane stabile. Fa, però, crescere in modo significativo il livello di incertezza sul futuro, frenando gli investimenti delle imprese.
Il Presidente Sergio Dalla Verde, nel commentare i risultati dell'indagine congiunturale, conferma l'attenzione con cui l'Associazione segue l'andamento del mondo produttivo: «E' inutile e sbagliato, nascondersi: le nostre imprese sono in difficoltà. Scontano l'andamento non brillante della domanda interna e altre situazioni congiunturali che si registrano in alcuni importanti mercati esteri, ma pagano anche l'assenza di strutture adeguate a sostenerne la crescita e un sistema-Paese che tarda a mettere in atto le riforme indispensabili per consentire loro di competere ad armi pari con la concorrenza internazionale. Un freno, questo, che penalizza in particolare le realtà più dinamiche, ovvero le PMI vicentine e più generale del Nord Est, con esiti prevedibili. E così, ad esempio, l'occupazione nel nostro territorio rimane stazionaria, quando le rilevazioni nazionali più recenti parlano di una crescita attorno al 4% attesa per il primo trimestre dell'anno. Un trend, questo, che è confermato anche da una recente indagine della Camera di Commercio che evidenzia per il Veneto un valore inferiore alla media nazionale in termini di crescita del valore aggiunto e per la provincia vicentina un dato addirittura al di sotto di quello regionale, di per sé già insoddisfacente.
Quella che era la locomotiva del Nord Est - continua Dalla Verde - fa sempre più fatica a correre: come Associazione di Categoria ci stiamo battendo da tempo per indicare e far comprendere i correttivi necessari e questi dati dimostrano che la nostra analisi critica delle condizioni in cui devono operare oggi le PMI corrisponde a reali elementi di difficoltà».
Produzione e fatturato
Il dato aggregato relativo alla produzione e al fatturato registrato dalle PMI vicentine nel secondo semestre 2007 evidenzia una crescita contenuta, pari a +2%, con un significativo rallentamento rispetto al semestre precedente, quando le corrispondenti variazioni erano superiori al +7%.
Tale rallentamento delle attività è riconducibile in prevalenza alla componente interna della domanda e a quella proveniente dai mercati esteri al di fuori dell'Unione Europea, non compensata dalla domanda proveniente dal mercato comunitario, che rimane prevalentemente stazionario (un 48,8% con andamento degli ordinativi stazionari, mentre la percentuale di imprese che segnala aumento supera di 10 punti quella che segnala diminuzione). Nel complesso scende al 37,2% (contro il 44,7% di sei mesi fa) la percentuale di imprese che segnalano aumenti degli ordinativi e un identico valore (contro il 46,8% di sei mesi fa) viene registrato per la percentuale di imprese che segnalano aumenti della produzione.
In questo contesto, non stupisce che l'occupazione rimanga stazionaria, confermando così il momento di relativa stagnazione del sistema produttivo provinciale.
In questo contesto di difficoltà generale, un segnale che può considerarsi incoraggiante viene dall'analisi della tipologia di aziende che registrano una crescita: se infatti nel primo semestre 2007 le attività delle imprese e le vendite aumentavano al crescere della dimensione aziendale, nel secondo semestre 2007 la tendenza risulta opposta, nel senso che le variazioni maggiori degli ordinativi, della produzione e del fatturato vengono registrate nelle imprese più piccole e tendono a diminuire man mano che la dimensione aziendale aumenta. Dal punto di vista della produzione e del fatturato probabilmente questi andamenti altalenanti rappresentano degli aggiustamenti rispetto ai livelli raggiunti nel semestre precedente, ma questo dato rappresenta comunque un indicazioni confortante sulle potenzialità delle piccole imprese, che a fronte di eccellenze riconosciute dal mercato dimostrano di avere ancora margini apprezzabili di sviluppo. Per quanto riguarda l'occupazione si confermano, invece, le tendenze manifestate anche nello scorso semestre, che vedono una stretta relazione positiva fra andamenti occupazionali e dimensione aziendale: l'occupazione infatti è stazionaria, o in leggera diminuzione fra le imprese più piccole e cresce (del 3%) fra quelle di dimensioni maggiori.
Profitti, costi e prezzi
Accanto alla frenata della domanda interna e dei mercati extra-europei, un'altra criticità per le imprese è data dal livello di profittabilità, che soprattutto per quanto riguarda le imprese più piccole, a causa soprattutto di una crescente difficoltà di adeguare i prezzi di listino all'andamento dei costi.
Questi ultimi infatti sono in aumento nel 48,2% delle imprese (una percentuale per altro più bassa rispetto a quella rilevata nella precedente indagine congiunturale, che era pari al 55,8%), mentre i prezzi si adeguano nel 26,4% dei casi (contro il 29.2% della precedente rilevazione). Di conseguenza l'utile lordo è in crescita solo nel 17,1% delle imprese (contro il 18,2% di sei mesi fa e il 24% di anno fa), mentre nel 35% dei casi si registra una contrazione (contro il 25% di un anno fa) e nel 48% invece resta invariato. Prosegue, quindi, la tendenza al peggioramento della situazione finanziaria delle imprese, anche se i livelli restano distanti da quanto si poteva registrare negli scorsi anni: solo due anni fa la quota di imprese con utile lordo in contrazione era infatti di poco inferiore al 50% dei casi.
Investimenti
La frenata della domanda interna e di quella proveniente dai mercati extra-europei, insieme all'aumento dell'incertezza, influenzano anche l'andamento degli investimenti, che appaiono in leggera flessione. La quota di imprese che dichiarano di aver effettuato investimenti nel corso del primo semestre del 2007 è pari al 55,8% dei casi, contro il 60,8% registrato nella scorsa rilevazione semestrale e il 70,9% dei casi registrato un anno fa. Come per le precedenti rilevazioni, si registra una sensibile associazione diretta fra la dimensione di impresa e la propensione all'investimento, nel senso che al crescere della dimensione cresce anche la percentuale di imprese che dichiarano di avere effettuato investimenti: fra le imprese più piccole (fino 9 addetti) la percentuale di coloro che hanno effettuato investimenti è pari al 42,6% (era il 50% sei mesi fa), fra quelle intermedie questa percentuale sale al 64% (contro il 67% di sei mesi fa), per raggiungere il livello del 94% fra le imprese di maggiore dimensione (50 addetti e più; lo scorso semestre erano l'86% dei casi).
Per quanto riguarda la propensione ad effettuare investimenti nel prossimo semestre, le risposte fornite dalle imprese delineano un quadro del tutto stazionario, e non si evidenziano particolari segnali di ripresa.
In corrispondenza a questi andamenti, si registra un certo ridimensionamento nel ricorso al credito bancario, soprattutto a breve termine, da parte delle imprese. Le imprese con credito a breve in aumento sono il 20,7% del totale e in previsione saranno il 10,4% nei prossimi sei mesi (nella scorsa rilevazione i corrispondenti valori erano del 25% e del 20% dei casi). Per quanto riguarda il credito a medio/lungo termine, esso è in aumento da parte del 18,3% di imprese a consuntivo, mentre nella scorsa rilevazione la percentuale di imprese che ne prevedevano un aumento era leggermente più alta, pari al 16%.
A livello settoriale, il comparto metalmeccanico mantiene un andamento positivo, con una crescita pari a circa +5% degli ordinativi, produzione e fatturato: un andamento leggermente ridimensionato rispetto a sei mesi fa (la crescita degli stessi indicatori era superiore al 10%) ma comunque ancora nettamente positivo. Per il settore tessile-abbigliamento-calzature il dato di maggior rilevo è la diminuzione degli ordinativi, pari -9,4% (evidenziando così un trend più negativo rispetto alla precedente rilevazione, che aveva registrato una diminuzione nell'ordine del -6%), mentre la produzione, e anche l'occupazione, sono leggermente aumentate rispetto sei mesi fa e le vendite sono sostanzialmente stabili. Nel settore orafo, i modesti segnali,sebbene positivi, che sono stati registrati quanto a ordinativi (+4%, mentre lo scorso semestre la corrispondente tendenza era in diminuzione di oltre il 4%)e fatturato, da un lato risentono della quotazione dell'oro, dall'altro fanno sperare che il settore abbia toccato il fondo e che quindi si possa sperare per il futuro, anche se prudenzialmente, a segnali di ripresa. Per la produzione invece si continuano a registrare andamenti negativi (-5,5%), molto prossimi a quelli registrati sei mesi fa; il fatturato e l'occupazione infine sono stazionari (sei mesi fa invece erano in leggera diminuzione).
Il comparto dellachimica-gomma-plastica, invece, presenta andamenti abbastanza negativi per gli ordinativi, la produzione ed il fatturato con diminuzioni di oltre il 5%, ma l'occupazione fa segnare una leggera crescita (+1%). E' interessante sottolineare, a questo riguardo, che sei mesi fa il settore registrava andamenti del tutto opposti, con crescite assai ampie (+20%) di ordinativi, fatturato e produzione e stazionarietà per quanto riguarda l'occupazione, ma è possibile che l'andamento in diminuzione registrato nella presente rilevazione sia dovuto anche a fattori di stagionalità delle produzioni del settore. Il segmento residuale delle altre imprese manifatturiere registra performance positive, anche se con un'intensità inferiore rispetto a quelle del metalmeccanico (le variazioni percentuali sono infatti comprese fra il +0,4% ed il +2,5% a seconda degli indicatori considerati). Per quanto riguarda gli altri comparti si regista un quadro in leggera crescita: nell'edilizia gli ordinativi crescono del 3,5% ed il fatturato cresce del 2,4%, a fronte di un andamento del tutto stazionario di produzione ed occupazione; nei servizi crescono invece gli ordinativi (+1,9%) e la produzione (+2,7%) mentre il fatturato arretra leggermente (-2,2%) e l'occupazione si mantiene stazionaria.
Per quanto riguarda, infine, leprevisioni per il primo semestre del 2008, il dato preoccupante è legato alla crescita dell'incertezza, specchio tra l'altro della più generale situazione nazionale e internazionale: infatti aumentano assai significativamente, rispetto agli andamenti rilevati nel primo semestre 2007, le percentuali di imprese che non sono in grado di effettuare previsioni. Per quanto riguarda i livelli degli ordinativi, della produzione e del fatturato la quota di "incerti" nella precedente rilevazione era infatti compresa fra il 6-7%, mentre adesso raggiunge fino al 20% degli intervistati; per quanto riguarda le previsioni occupazionali gli "incerti" nella rilevazione del primo semestre 2007 erano il 4,5% degli intervistati mentre adesso sono il 7,2%.
In corrispondenza, diminuiscono sensibilmente le percentuali di imprese che prevedono aumenti per il prossimo semestre: passano da livelli attorno al 32% rilevati nel primo semestre 2007 agli attuali livelli del 25,8% per quanto riguarda gli ordinativi; del 23,7% per la produzione; del 26% per quanto riguarda il fatturato.
Il campione. L'indagine congiunturale di Apindustria Vicenza ha coinvolto 174 industrie vicentine, prevalentemente PMI fino a 50 dipendenti, scelte in modo da rappresentare tutti i principali settori produttivi del territorio in modo coerente con la composizione settoriale del sistema industriale provinciale. Complessivamente il campione occupa 3.400 addetti, con un giro d'affari di oltre 800 milioni di euro.